Terremoto in Turchia e Siria: che cosa accadrà adesso?

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Dopo il terremoto di lunedì scorso che ha colpito la Turchia e la Siria, è lecito domandarsi che cosa potrà accadere in futuro. Non solo dal punto di vista sociale ed economico, ma anche a livello prettamente geologico. Secondo gli esperti è facile prevedere che ci potranno essere decine o addirittura centinaia di migliaia di scosse cosiddette di assestamento, ad ogni modo al momento è fondamentale sostenere le associazioni che garantiscono aiuti umanitari Turchia e Siria, la speranza è che si tratti di eventi di modesta intensità, tali da non provocare danni, fermo restando che non si può escludere l’eventualità di altre scosse molto intense.

Il pericolo tsunami

I ricercatori si sono anche domandati quali siano le probabilità di uno tsunami conseguente a un sisma tanto forte. Quello che è avvenuto settimana scorsa è stato il più forte terremoto mai verificatosi tra quelli che hanno attivato il Sistema di allertamento maremoto da quando lo stesso è stato implementato. Un evento che è stato registrato dai sismografi di tutto il mondo. Per ciò che concerne l’allerta tsunami, nel 2020 era stato il terremoto di Samos del 2020, il più forte evento ad attivare il sistema prima di lunedì scorso, con una magnitudo pari a 7.0.

Le ragioni del terremoto

La posizione della Turchia è piuttosto sfortunata, nel senso che il Paese è situato in una zona fortemente sismica con parecchi sistemi di faglia. La zona in cui è avvenuto il terremoto è ritenuta ad elevata pericolosità sismica. Per usare le parole di Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, si tratta del più grande disastro avvenuto nel Paese dopo il 1939, quando si contarono 33mila morti a causa del terremoto di Erzincan classificato con un valore di 7.8 della scala Richter. Nel 1999, invece, a Izmit c’era stato un sisma di grado 7.6 della scala Richter, per colpa del quale le vittime erano state 17mila. Il fatto è che ciò che è avvenuto nei giorni scorsi è importante dal punto di vista sismologico non solo per la Turchia, ma anche per il resto del mondo. Infatti, nel Paese un sisma di tale portata non era mai stato registrato nel XX secolo.

Che cosa si poteva evitare

Nel frattempo è iniziata la caccia ai “colpevoli”: fermo restando il carattere imprevedibile della natura, in molti ritengono che se tale terremoto si fosse verificato in Giappone, cioè in un Paese in cui sono in vigore regolamenti edilizi molto più severi, i danni sarebbero stati meno ingenti. Ciò non vuol dire che nessun edificio sarebbe crollato, poiché questo avviene in quasi tutti i terremoti, ma con tutta probabilità la devastazione non sarebbe stata tanto ampia. Va ricordato, comunque, che il governo turco 11 anni fa ha dato il la a una legge finalizzata al rinnovo del patrimonio edilizio, anche se i suoi effetti si potranno riscontrare solo in futuro.

La faglia est anatolica

Mentre a distanza di giorni i soccorritori riescono ancora a estrarre persone vive dalle macerie e in Turchia sono già stati previsti diversi arresti per costruttori e supervisori, è il momento di capire che cosa è accaduto di preciso in quella parte di mondo. A causare la prima grande scossa è stata una delle due faglie principali che si trovano in Turchia, la cosiddetta faglia est anatolica. Si tratta di una delle faglie più attive di tutta la zona mediorientale, insieme con la faglia del mar Morto che divide la placca africana dalla placca araba e attraversa la Giordania, Israele, il Libano e la Siria. Si è creata così una faglia transcorrente a bassa profondità, con ipocentro a circa 20 chilometri.

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