Sale slot chiuse: società e imprese del settore ricorrono al TAR

C’è uno spiraglio in vista per il settore del gambling terrestre. Perché infatti se il…

C’è uno spiraglio in vista per il settore del gambling terrestre. Perché infatti se il comparto online ha fatto registrare un vero e proprio boom di registrazioni, quello fisico soffre. Come tutta l’economia italiana. Con l’ultimo DPCM varato dal governo Conte, però, si parla di una possibile zona bianca nello scacchiere giallo-arancione-rosso dell’Italia al tempo del Covid 19. In queste zone si potrebbero riaprire anche le sale giochi e le sale slot. Ma è già partita la discussione: questi luoghi possono favorire il contagio?

Stando al parere dell’Avvocatura di Stato sembrerebbe di sì, mentre per gli operatori si tratta solo di un pregiudizio, uno dei tanti maturati contro questo settore. A dare credito alla loro tesi arriva una ricerca dell’Università di Stanford, in California, dove alcuni esperti hanno studiato le localizzazioni anonime dei cellulari di oltre 100 milioni di utenti americani, che abitano in alcune aree urbane particolarmente importanti, per definire i posti più frequentati e capire se venissero gestiti in maniera corretta. Tra i luoghi a più alto rischio contagio ci sono i ristoranti e le palestre, seguiti dagli hotel e dai motel. Dei locali da gioco neanche l’ombra. Oltre alla ricerca di Stanford è stata pubblicata anche un’altra indagine, che porta la firma del New England Journal of Medicine. L’argomento era la vita in comunità, veicolo perfetto della diffusione del virus. Anche in questo caso, il gioco pubblico non appare menzionato. 

La memoria presentata dall’Avvocatura di Stato durante il ricorso presentato da alcune società di gestione di apparecchi ludici ha destato quindi grande indignazione. All’interno della relazione, redatta dall’avvocato Cino Benelli, si leggono precise e dettagliate contestazioni a quanto affermato dai legislatori:  “Le restrizioni in questione non possono essere applicate indistintamente su tutto il territorio nazionale – ha spiegato l’avvocato, che rappresenta le imprese che hanno fatto ricorso al Tar del lazio –  dovendo le medesime essere necessariamente differenziate a seconda del grado di diffusione del contagio da “Covid-19” nelle singoli porzioni di esso. Ai ‘colori‘ dei territori colpiti dal contagio dovrebbe corrispondere, infatti, anche una diversa ‘ colorazione‘ delle restrizioni apportate alle attività economiche”. La memoria difensiva, si legge su Giochidislots, fa inoltre leva sul fatto che il Comitato non entra esattamente nel merito della supposta ‘pericolosità’ della apertura degli apparecchi da gioco rispetto ad altri giochi che invece non sono mai stati sospesi e il cui accesso è consentito per esempio all’interno delle tabaccherie. Il CTS inoltre “non esprime alcuna valutazione tecnico-scientifica riferita alle tipologie di gioco inibite né tantomeno a quelle consentite”.

Insomma, sembrerebbe che la scelta di chiudere i locali di gioco sia sempre derivata da un’opinione politica, pregiudiziale, e priva di riferimenti scientifici. La speranza, però, è che nelle prossime settimane il Governo possa trovare accordo con le associazioni di settore e arrivare così a misure adeguate per la tutela di tutta la filiera. Proteggendo così centinaia di migliaia di posti di lavoro.

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