Sacro Graal a Berceto? Anni di studi sembrano confermarlo – ESCLUSIVA
A rilanciare l’ipotesi, dopo anni di studi, è stato il numero di dicembre di Focus Storia: il calice di vetro rinvenuto nel Duomo di Berceto potrebbe essere il Sacro Graal
A lanciare l’ipotesi, dopo anni di studi, è stato Focus Storia; il calice di vetro rinvenuto nel Duomo di Berceto potrebbe essere il Sacro Graal
Sono molte le coincidenze che fanno pensare che il calice di vetro rinvenuto nel Duomo di Berceto possa essere il Sacro Graal. Lo si legge nell’ultimo numero di Focus Storia, nelle pagine dedicate alla leggenda di Re Artù. Una foto riporta il calice custodito nel Museo del Duomo di San Moderanno, alludendo alle origini storiche e mitologiche.
Secondo la tradizione medievale il Graal è la coppa con cui Gesù celebra l’Ultima Cena. La stessa utilizzata, poi, per raccogliere il sangue del Cristo morente sulla croce. I racconti sono stati poi imperniati sulla figura di Percival e intrecciati con il ciclo letterario artigiano. Obiettivo dei cavalieri della tavola rotonda era, infatti, il ritrovamento del calice.
Uno dei primi simboli che fa rincorre il Sacro Graal a Berceto è la lunetta del Duomo. Qui è raffigurato un fanciullo che raccoglie il sangue di Cristo. Il Crocifisso è riprodotto vivo, con gli occhi aperti. Alla sua sinistra la Madonna e probabilmente il Vescovo San Moderanno. Alla sua destra, il centurione che colpisce il costato di Gesù e il fanciullo. Nell’architrave alcuni temi caratteristici dell’iconografia medievale: due leoni, un corvo, un asino, un grifone. La rappresentazione di Cristo con gli occhi aperti simboleggia la Risurrezione.
Il ritrovamento del calice sotto il presbiterio
Nel 1971, durante alcuni lavorai di ristrutturazione del Duomo, sotto il presbiterio si scoprì una tomba. La datazione della tomba, considerata la fattura e la povertà della stessa, è stata ascritta al XI secolo. A quell’epoca sorgeva a Berceto un monastero. La collocazione del tomba e il livello di profondità a cui è stata trovata, confermano la datazione temporale. Sulla lastra tombale non sono state rinvenute scritte; il cuscino all’interno era di pietra e il giaciglio di legno di castagno.
Ed ecco che, aperta la tomba, è stato trovato anche il calice di vetro. Se la datazione è corretta, come si presume, potrebbe effettivamente trattarsi del Graal. Il calice è elegante, delicato e fragile. Nel piede e nella coppa il vetro è sottilissimo e la soffiatura aumenta l’effetto raffinato. Il tutto – piede, gambo e coppa – è saldato insieme con la goccia di vetro. Oggi il calice e i resti della tomba sono contenuti nel Museo del Duomo, ideato e curato dal parroco Don Giuseppe Bertozzi.
La tomba apparteneva ad un monaco francese, proveniente da Rennes. Di certo si sa che il prezioso Graal venne custodito in Bretagna da sacerdoti della Chiesa Aquae Sulis. L’arrivo degli eserciti ha poi contribuito alla decisione di spostarlo in un luogo più sicuro. Che sia proprio Berceto?
La traccia dei Longobardi
Dalla Bretagna un sacerdote si assunse l’incarico di portare il Graal a Roma, dal Papa. Viene però fermato a Comacina, per l’invasione dei Longobardi. La popolazione resistette all’attacco e il merito venne dato proprio al calice. Qui la necessità di portarlo al sicuro. Le ultime notizie che si hanno lo collocano in Val Codera, all’interno di un pozzo in una zona non precisata.
Il legame di Berceto con i Longobardi potrebbe confermare la supposizione degli studiosi. Nel Duomo il calice avrebbe trovato la sua collocazione ideale, protetto e al sicuro. Inoltre la presenza del monastero avrebbe collegato Berceto alla Bretagna. Da Reims, infatti, è giunto San Moderanno, patrono del paese.
Inoltre la presenza della Via Francigena fa di Berceto una tappa obbligata per i pellegrini di tutto il mondo. Le domande di studiosi e appassionati della leggenda del Graal sono dunque tutte giustificate.
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A chi apparteneva la tomba sotto il presbiterio?
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Perché quell’uomo è stato sepolto con un calice?
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Ha un significato preciso il luogo della sepoltura?
Al momento risposte certe ancora non ci sono. Il mistero rimane affascinante e contribuisce a creare intorno al paese della Val Baganza un alone di magia e superstizione. Nel frattempo, cittadini e turisti, possono ammirare il bellissimo calice di vetro all’interno del Museo del Duomo.
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