Rocca Sanvitale a Sala Baganza: il cuore di una valle che pulsa di storia

Due passi in Rocca a Sala Baganza: la storia dei Sanvitale a partire dal 1258, poi i Farnese e i Borbone; oggi culla espositiva per l’arte di tutto il mondo

Due passi in Rocca a Sala Baganza: la storia dei Sanvitale a partire dal 1258, poi i Farnese e i Borbone; oggi culla espositiva per l’arte di tutto il mondo

@CamillaAlderotti

La storia della Rocca di Sala Baganza risulta particolarmente movimentata, essendo stato il feudo su cui sorge oggetto di continui passaggi da un proprietario all’altro. I Sanvitale sono i primi ad acquistare la Rocca nel 1258. Se la funzione era teoricamente quella di difesa della città di Parma, trovandosi a soli 10 km da essa, nei secoli è stata tuttavia periodicamente adibita a vera e propria dimora signorile.

Rocca Sanvitale a Sala Baganza: il cuore di una valle che pulsa di storiaI Sanvitale – Il XVI Secolo

La famiglia dei Sanvitale abita il castello per ben tre secoli e mezzo, periodo durante il quale l’edificio viene sottoposto a significative opere di ampliamento architettonico ed interventi decorativi. È su commissione di Giberto III che nel 1477 hanno inizio i lavori di costruzione, i quali si sviluppano a partire dal nucleo originario, risalente almeno al XII secolo.

Conclusosi il cantiere, giunge la necessità di dar vita agli interni con decorazioni che, non solo abbellissero la dimora dei Sanvitale, ma che anche  raccontassero storie e ne celebrassero le virtù. È così che a Sala Baganza vengono chiamati alcuni rilevanti artisti locali, fra questi Ercole Procaccini, Orazio Samacchini Bernardino Campi e il ben noto Cesare Baglione, i quali sono differentemente impegnati in un arco di tempo che va dal 1564 al 1578.

A costoro i due coniugi, Barbara Sanseverino e Giberto IV prima, ed i loro successori poi, commissionano la decorazione del Loggiato, della Sala delle Capriate, del Gabinetto dei Busti, della Sala dell’Eneide, del Camerino del Baglione, della Sala di Ercole, della Sala della Fama e del Gabinetto dei Cesari.

La Sala dell’Eneide, affrescata dal Procaccini con scene tratte dal poema virgiliano, è fra le più significative poiché appartiene al ciclo pittorico voluto personalmente da Giberto IV Sanvitale, cosa resa evidente dal suo stemma, presente in unione a quello della prima moglie Livia da Barbiano di BelgioiosoParticolarmente ben conservata è poi l’opera del Baglione, pittore decisamente di moda all’epoca, che qui si supera in dettagliate raffigurazioni naturalistiche, il tutto adornato con grottesche e  volatili, elementi che costituiscono quasi la firma del pittore bolognese.

Rocca Sanvitale a Sala Baganza: il cuore di una valle che pulsa di storiaIl periodo Farnesiano – XVII e XVIII Secolo

L’inizio del Seicento inaugura un periodo buio e di declino per la Rocca. Nel 1612 infatti i Farnese spodestano i Sanvitale prendendo con la forza l’edificio. I Sanvitale vengono decapitati su ordine di Ranuccio I Farnese a Parma e le teste esposte pubblicamente.

I Farnese proseguono ad alcune modifiche architettoniche, fra cui l’abbattimento della parete tra la Sala della Fama e il Gabinetto dei Cesari, le quali vanno oggi a costituire la Cappella Palatina. Le invadenti trasformazioni non si limitano però a questo. Viene messa  mano anche sugli affreschi, considerati “indecenti”: così le nudità dei putti vengono coperte, alcuni simboli sostituiti e l’iconografia pagana rimpiazzata da quella cattolica. L’aspetto dell’edificio muta in una maniera ancora oggi evidente. I loggiati un tempo aperti  vengono chiusi con nuove pareti. Lo si nota, da un lato nella variazione della pavimentazione, dall’altra nella decorazione delle volte e delle pareti, dove i motivi floreali e a grottesca suggeriscono un ambiente esterno.

Rocca Sanvitale a Sala Baganza: il cuore di una valle che pulsa di storiaImportante e positiva novità sotto i Farnese è invece la conversione della tenuta a casino di caccia per volere di Maria Amalia d’Asburgo, e con essa la costruzione del Giardino Farnesiano, raffinato esempio di orto-giardino di derivazione francese, progettato dall’architetto Ennemond Petitot. L’organizzazione del giardino segue al contempo canoni estetici e funzionali. La scelta delle piante verte su particolari cromatismi e accostamenti che variano in base alle stagioni; al contempo costituivano una vera e propria fonte di sostentamento per la corte, producendo frutti e ortaggi che andavano effettivamente a rifornire le cucine. Al centro del giardino è poi una vasca dalla duplice funzione ornamentale e di raccolta delle acque piovane. Il giardino si trova tutt’oggi ai piedi della Rocca, là dove un tempo era il letto del torrente Baganza, ritiratosi lentamente nei secoli.

Si devono infine ad Antonio, ultimo dei Farnese, gli affreschi nelle otto sale dell’Appartamento Ducale (attualmente non visitabile), affidati al pittore Sebastiano Galeotti e che costituiscono un importante esempio di arte rococò per lo sfarzo e la vivacità dei soggetti.

Rocca Sanvitale a Sala Baganza: il cuore di una valle che pulsa di storiaDal Dominio Borbonico ad oggi

Antonio muore nel 1731 senza lasciare eredi, aprendo così la strada al dominio dei Borbone, i quali deterranno la Rocca per appena una cinquantina d’anni, tempo tuttavia sufficiente per privarla dei suoi tesori artistici. I Borbone infatti procedono alla spoliazione delle sale della Rocca, trasferendone a Napoli arredi ed opere, oggi esposti presso il Museo di Capodimonte. Ai danni del tempo e dell’incuria, si aggiungono infine quelli provocati dal sisma del 2008. I lavori di restauro, iniziati solo di recente, rendono attualmente inaccessibile gran parte delle sale, fra cui l’Appartamento Ducale settecentesco e la Cappella Palatina.

Nell’ Ottocento la Rocca viene annessa ai domini napoleonici, periodo durante il quale gran parte dell’edificio viene abbattuto. Successivamente passa alla famiglia Magnani ed infine alla famiglia Romani che ne detiene ancora una parte.

Oggi le sale vuote sono diventate sede per esposizioni di sculture contemporanee.

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