Il lupo come nemico delle nostre attività. Il lupo come animale selvatico e quindi sconosciuto. Il lupo come minaccia per la nostra incolumità. Questi luoghi comuni sono diffusi largamente tra la popolazione poco informata sul mondo naturale e su chi lo abita. Ma i lupi sono animali che vanno conosciuti e che in appennino possono diventare una vera risorsa. Abbiamo affrontato il tema con Davide Ecotti, Presidente e socio fondatore dell’associazione “Io non ho paura del lupo” – realtà che mira a fare una corretta informazione sul lupo del nostro appennino – e il biologo del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano Luigi Molinari – attivo anche nel progetto M.I.R.CO che combatte il randagismo canino.

Grazie al loro parere esperto possiamo avere una lettura della popolazione dei lupi che abitano i nostri boschi: il fine rimane quello di arrivare a una situazione in cui questo animale possa convivere con le attività umane, e non essere sempre dipinto come il cattivo della storia.

Il numero di lupi nei nostri boschi d’Appennino aumenta sensibilmente, come dimostrano anche i dati ISPRA: a cosa è dovuto questo aumento? Come può essere gestito al meglio?

Daniele Ecotti: Al momento non ci sono a disposizione dati nazionali ai quali riferirsi, per poterlo fare dovremo aspettare i risultati del primo monitoraggio nazionale sul lupo coordinato da ISPRA, svoltosi da ottobre 2020 a marzo 2021, al quale anche la nostra associazione ha partecipato, che produrrà, entro febbraio 2022, una stima della consistenza e della distribuzione della popolazione di lupo nel nostro paese.

Dai dati disponibili ad aggi possiamo comunque dire che la popolazione di lupo è sicuramente cresciuta negli ultimi anni fondamentalmente grazie alla rigorosa protezione della specie in atto dagli anni ‘70 del secolo scorso, all’abbondanza di prede selvatiche come cinghiali, caprioli, cervi,  alla capacità degli individui di lupo di compiere grandi spostamenti alla ricerca di territori liberi nei quali insediarsi e dare origine a nuovi branchi, ed anche alla grande adattabilità, plasticità ed opportunismo che contraddistinguono la specie.

Il lupo è un predatore al vertice della catena alimentare la cui popolazione si autoregola rispetto alla disponibilità alimentare e territoriale, “ecologicamente” non potranno mai esserci più lupi di quanti un determinato territorio non possa sostenereLa gestione e conservazione di una specie così ecologicamente importante ma anche così polarizzante sull’opinione pubblica, e quindi socialmente impattante, necessiterebbe di un piano di gestione e conservazione sul lupo che purtroppo in Italia, nonostante il mondo scientifico abbia prodotto dati, criticità, indicazioni gestionali, quello politico, forse per non scontentare nessuno, tiene chiuso in qualche cassetto, col risultato che di fatto ad oggi abbiamo dei gravi vuoti normativi che invece è urgente e fondamentale colmare.

Luigi Molinari: In Italia la consistenza e la distribuzione del Lupo sono in continuo aumento da circa 50 anni. Attualmente la presenza nelle province emiliane non coinvolge solo il territorio montano, ma anche le aree di pianura. In realtà i dati di consistenza e distribuzione, raccolti in un recente progetto coordinato da Ispra, non sono ancora disponibili, lo saranno a breve, ma rispetto a vecchie stime ci aspettiamo un trend in aumento. L’aumento è dovuto a diversi fattori tra cui: la protezione legale accordata al Lupo a partire dagli anni ‘70, le modificazioni ambientali avvenute in seguito agli stravolgimenti socio-economici che dal dopoguerra hanno trasformato il territorio nazionale e a caratteristiche biologiche tipiche della specie Lupo che gli permettono una notevole capacità di colonizzare aree libere.

Nell’uomo è ancora diffusa la concezione che i lupi possano essere pericolosi e spesso si ha a che fare con bracconaggio ed abbattimenti illegali: una maggiore informazione/sensibilizzazione può influire nel diminuire le uccisioni dei lupi?

Daniele Ecotti: L’informazione, quella corretta, dovrebbe essere la normalità. Invece sul lupo e più in generale su tutta la fauna, nel nostro paese, abbiamo oltre a delle gravissime carenze culturali anche generalmente una pessima informazione sull’argomento. In Italia, il rapporto e approccio che le persone hanno col mondo selvatico è spesso distorto proprio per la mancanza di educazione, informazione e conoscenze che invece sono fondamentali per coesistere ed avere un equilibrio nelle scelte e nei comportamenti delle persone comuni ma anche di amministratori e politici. Queste gravi carenze, si leggono e sentono tutti i giorni, il lupo le canalizza purtroppo molto bene: divide, polarizza, è considerato da alcuni un animale totemico e intoccabile, da altri feroce, crudele e da eliminare mentre in realtà è solo un animale selvatico, né buono né cattivo col quale dobbiamo imparare a coesistere nel miglior modo possibile.

Indubbiamente i pregiudizi, i comportamenti umani errati (come alimentare gli animali selvatici), in diversi contesti la mancanza di aiuti efficaci alle categorie con le quali la presenza del lupo entra maggiormente in conflitto, la scarsa comunicazione, semplice ed accessibile rivolta alle persone comuni, da parte del mondo scientifico, unita alle notizie sensazionalistiche che quasi quotidianamente hanno come protagonista i lupi, contribuiscono a generare molta confusione e alimentano tensioni. Questo scenario purtroppo influisce enormemente sulle uccisioni illegali a carico della specie che sono a livelli altissimi come anche in parte dimostrato da un recente studio “Uomini e lupi: le cause antropogeniche sono un importante fattore di mortalità del lupo nei paesaggi dominati dall’uomo in Italia.” che mette in evidenza come le cause di origine umana come gli atti di bracconaggio e gli impatti con i veicoli, siano le principali cause di mortalità nel lupo in Italia.

Luigi Molinari: I lupi vengono uccisi per diverse ragioni, la paura è solo una di queste e probabilmente è la meno importante, ma certamente conoscere un animale è sempre un buon modo per non temerlo od odiarlo. Per imparare a temere meno il lupo è forse sufficiente affidarsi ad alcune semplici, ma importanti, quantificazioni: ad esempio lo “0” che misura il numero di attacchi da Lupo avvenuti negli ultimi 150 anni nei confronti delle persone, è un numero importante e, da un certo punto di vista, molto confortate. Per evitare che questo numero venga in futuro modificato, è necessario rispettare il Lupo e continuare considerarlo come un animale che potenzialmente può diventare pericoloso. Vanno perciò assolutamente scongiurate tutte le pratiche che inducono il Lupo a perdere progressivamente l’istintiva paura che ha nei confronti dell’uomo.   

In che modo i lupi potrebbero diventare una risorsa per il nostro Appennino? Quali criticità ci sono, eventualmente, da risolvere?

Daniele Ecotti: Il lupo, così come l’altra fauna, insieme agli ambienti selvaggi e ai presidi umani che in questi ambienti vivono e lavorano producendo prodotti agroalimentari eccellenti, unici e irripetibili, sono una grandissima risorsa per il territorio e sono da tutelare, preservare e valorizzare. Le persone hanno bisogno e voglia di immergersi nella natura e di sapere che in quella natura ci sono anche i lupi e molti altri animali selvatici, così come hanno voglia di poter trovare anche prodotti agro alimentari tipici. Oggi abbiamo strumenti e conoscenze per poter allevare e coltivare in ambienti selvaggi e riuscire a coesistere con essi. Siamo convinti che sia sempre più necessario tutelare e valorizzare le moltissime bellezze del nostro appennino puntando su un turismo ecologico e consapevole che oltre a garantire un ambiente sano a noi ed alle generazioni future, potrebbe diventare un’importantissima risorsa economica per chi ci vive.

Luigi Molinari: I lupi, benché non siano più presente solo in Appennino, per diversi motivi possono esser visti anche come una risorsa: sicuramente il lupo è un ottimo ed efficace alleato nella lotta contro un animale alloctono come la nutria che crea danni consistenti all’agricoltura e agli argini dei fiumi; il Lupo inoltre ha un ruolo anche nel contenere la crescita delle popolazioni di ungulati selvatici come il cinghiale ed il capriolo, che in alcuni contesti possono causare danni di tipo economico (produzioni agricole e collisioni con i veicoli). Inoltre, in alcune aree come diversi parchi nazionali, la possibilità di avvistare con relativa facilità i grandi carnivori come il Lupo è un attrattivo turistico molto importante.  

Le interviste complete sono uscite nell’ultimo numero del nostro Magazine, scaricabile qui.

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