Lago Scuro e Lago Santo: gioielli d’acqua tra storia e leggenda | VIDEO
Ecco come appare il Lago Scuro, uno dei “Cento Laghi” della Val Parma, visto a volo d’uccello; ripercorriamo anche storie e leggende del nostro Appennino
Ecco come appare il Lago Scuro, uno dei “Cento Laghi” della Val Parma, visto a volo d’uccello; ripercorriamo anche storie e leggende del nostro Appennino
CORNIGLIO | L’autunno è un mese magico per la montagna, gli alberi cominciano a mutare colore e dal verde smeraldo passano a sfumature oro, giallo, arancio, rosso e marrone. Una metamorfosi che non può non rievocare una sensazione di pace e serenità, con un pizzico di malinconia per un’altra estate che se ne va. In questo video realizzato da Francesco Tavani, fotografo per passione, tutto questo lo si può osservare a volo d’uccello: infatti, il suo drone ha sorvolato il Lago Scuro parmense, nel Comune di Corniglio, a 1.527 metri di altitudine, regalando emozioni uniche.
Il Lago fa parte del Parco regionale dei Cento Laghi ed è collocato in un circolo glaciale dominato dal Monte Scala (1717 mt s.l.m.), che divide la vallata dei Lagoni da quella di Badignana. Il lago non possiede immissari ed è quindi alimentato soltanto dall’apporto di acque sotterranee; ciò causa una variazione consistente delle dimensioni del lago stesso per cui capita non di rado che il livello delle acque sia inferiore a quello dell’inizio dell’emissario, denominato rio lago Scuro, che risulta dunque essere in secca per lunghi periodi.
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https://www.youtube.com/watch?v=Y3Wke-hBtlc&t=7s
LA LEGGENDA DEL LAGO SANTO
A pochi chilometri di distanza sorge un altro gioiello del nostro Appennino, posto poco al di sotto della cresta del Monte Orsaro: il Lago Santo parmense, il più vasto lago glaciale della provincia di Parma. Questo spettacolare bacino d’acqua è situato a 1507 metri di altitudine sul livello del mare e ha una profondità massima di 22 metri. Secondo un racconto che circola in Appennino, però, il lago non avrebbe sempre avuto questo aspetto.
In epoca antica, infatti, una prateria dal verde manto caratterizzava questo posto, dove i pastori facevano pascolare le loro pecore. La lana degli ovini riparava dal freddo, così come la legna veniva raccolta dai boschi per il focolare. Un bel giorno suonarono le campane mosse dal vento, che portava con sé nuvole sparse, rumore di foglie e musica di acqua sorgiva. Il clangore scosse il silenzio dei prati. La prima Messa era arrivata e ci si preparava per la festa. L’eco metallico riempiva il cielo, richiamando i pastori alla casa del Signore.
Ma il silenzio regnò improvviso e i pastori, intenti nel gioco delle forme di cacio, rimasero sordi alla voce di Dio. Comparve da un sentiero un uomo dalla lunga barba bianca. Scendeva a passo sicuro, come un pellegrino che insegue la sua meta, diretto proprio verso i due pastori, a cui disse: “Fratelli, vi saluto in nome del Padre che regna nei cieli. Siate buoni, arrestate i giochi, abbandonate i verdi prati e ascoltare la parola del Signore; se non sarete cattivi come i lupi, Egli vi terrà lontani dalla tempesta“. Così aveva parlato l’eremita.
I due pastori non ascoltarono il vecchio e presi dalla passione del gioco ignorarono le sue parole. Il viandante si voltò prima di abbandonare gli abeti e li indicò con un gesto minaccioso, affinché gli fosse da monito. I due lo schernirono, lanciandogli insulti. Fu così che si abbatté su loro un manto grigio di nubi, pronte a riversarsi in burrasca. Un rombo del vento sconquassò tutti gli alberi, da lontano tuoni e fulmini si avvicinavano minacciosi, pronti a scaricare la loro forza. Impietoso si scagliò sulla verde conca uno scroscio tremendo. L’erba e i petali dei fiori furono divelti, la fiumana travolgente riempì in un solo istante l’ameno pascolo, creando un profondo alveo. La notte riportò la calma, il mattino seguente apparve maestoso un lago, chiamato in seguito Santo.