Viaggio nei corsi d’acqua del territorio: il fiume Taro

L’ultima settimana dedicata ai corsi d’acqua del territorio parmense, è destinata a due torrenti fratelli. Siamo più a ovest rispetto agli altri corsi d’acqua che abbiamo esplorato finora, dove la montagna si trasforma a mano a mano in pianura incontrando due famose valli parmensi: la valle del Taro e la valle del Ceno. Le due conche sono tagliate dal Fiume Taro e dal torrente Ceno, ed è il primo di questi che verrà a breve esplorato.
Lungo ben 126 km, il Taro nasce dall’Appennino ligure, da una sorgente che si trova a 1300 m sul livello del mare. Siamo in una faggeta sulle pendici del Monte Penna, in Liguria, e il fiume scorre verso sud fino a un laghetto artificiale usato per scopi idroelettrici, e giunge a Santa Maria del Taro. In seguito vira verso est e tocca il confine tra la provincia ducale e quella di La Spezia, segnando così anche il confine regionale. Il fiume Taro prosegue dopo la confluenza con il rio Overario deviando il suo percorso verso nord. Dopo la località di Ponte Sambro, ormai in piena provincia di Parma, la valle si stringe e il torrente scivola tra strette cave scavate dalla sua stessa acqua, regalando lo spettacolo naturale delle Gole di Carniglia, dal nome della frazione del comune di Bedonia. Successivamente il Taro bagna sia Bedonia che Compiano, ricevendo anche il primo affluente importante, il rio Pelpirana.

Il percorso del Taro
Più in basso il Taro si arricchisce anche delle acque del torrente Gotra prima di arrivare alla cittadina di Borgo Val di Taro. Sempre nel territorio di Borgotaro il fiume si arricchisce di altri corsi d’acqua, pienandosi sempre più e scorrendo copiosamente verso nord. All’altezza di Ostia Parmense infatti il suo letto si allarga notevolmente, come si nota percorrendo l’autostrada della Cisa. Manubiola, Grontone, Mozzola: dopo questi altri tre notevoli affluenti, il torrente Taro si allarga ancora, per raggiungere Fornovo, dove incontra anche il torrente Sporzana da destra. Le sue dimensioni però si raddoppiano quando si congiunge con il suo torrente gemello, il Ceno, suo principale tributario. Dopo di esso infatti il fiume arriva ad ottenere anche il km di larghezza, diramandosi in vari rii. Siamo in collina, e il Taro, dopo l’acqua che ha raccolto scendendo dalla montagna, inizia a placare il suo impeto, per poi raggiungere San Secondo Parmense e infine Gramignazzo, dove incontra il Po.
Alta Valtaro: oasi verde e acque cristalline
Come si è visto, il percorso del fiume Taro è lungo e di tipo torrentizio. La valle entro cui scorre è vasta e offre molteplici punti di interesse. In alta Val di Taro siamo in pieno Appennino, una montagna costellata da borghi e cittadine che il turismo sta a mano a mano riscoprendo. A Santa Maria del Taro, località del comune di Tornolo, si trovano ad esempio le vecchie miniere – adesso chiuse e non visitabili (previa richiesta specifica) – da cui si estraeva l’ofiolite: la storia ha lasciato quindi al presente cunicoli e caverne che scavano la montagna e che rendono l’idea del patrimonio che la terra ci può offrire.
Il tipo di turismo che interessa questa valle al confine di tre regioni (Emilia-Romagna, Liguria e Toscana), è un tipo di turismo lento, con borghi medievali da vedere posti attorno ai comuni principali della zona, primo fra tutti il più vasto Borgotaro. In questo luogo verde brillano le acque cristalline del torrente Taro, spesso balneabile nel suo tratto montano. A Tornolo per esempio, nel cosiddetto Lido del Groppo, sono allestite vere e proprie aree picnic, che offrono punti ristoro tra la natura spesso meta di gite fuori porta. Basta però addentrarsi e cercare di scoprire le varie sponde del fiume per trovare altri scorci, più isolati, e immergersi nel bacino di biodiversità che il torrente Taro rappresenta.