Fossile ritrovato nel Po da un professore dell’Unipr: “Importanza scientifica straordinaria”
Lo scorso settembre, quando il Po era in piena crisi idrica, è stato ritrovato nel…

Era seminascosto dalla ghiaia, nel punto dove il Po incrocia l'Adda, proprio nel tratto al confine tra Cremonese e Piacentino: il fiume ha restituito un cranio umano arcaico, ritrovato da Davide Persico, professore di Paleontologia dell'Università di Parma e sindaco di San Daniele Po (Cremona). Appartiene ad un Homo sapiens probabilmente risalente al Paleolitico e sono rimaste due ossa parietali e l'osso occipitale, 3 luglio 2023. ANSA
Lo scorso settembre, quando il Po era in piena crisi idrica, è stato ritrovato nel territorio di Isola Serafini un frammento di osso. A fare il prezioso rinvenimento il professor Davide Persico, docente di Paleontologia dell’Università di Parma e sindaco di San Daniele Po, comune cremonese. La scoperta è stata rivelata solo ora per questioni burocratiche, tutto ciò che viene ritrovato infatti appartiene allo Stato. Dopo l’iter burocratico sono potuti cominciare gli studi. Il professore ha trovato l’osso semisepolto e non appena lo ha avuto tra le mani ha capito che si trattasse di un reperto molto antico, guardando la sporgenza occipitale molto pronunciata. Il fossile è stato assegnato per essere conservato al Museo Paleontologico Parmense, annesso al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Parma. Abbiamo potuto rivolgergli qualche domanda.
Quali tipi di studi verranno effettuati sul cranio?
Il fossile verrà studiato in maniera multidisciplinare da una equipe di esperti che tratterà: l’analisi radiometrica per la datazione, la ricerca e lo studio del paleoDNA, la morfologia cranica attraverso microtac e ricostruzioni tridimensionali, analisi paleontologiche e tafonomiche sul reperto e indagini sul campo, nell’area di ritrovamento, al fine di valutare la possibile provenienza stratigrafica del fossile.
Il cranio ritrovato è il primo in questa zona del Po? Potrebbe essere una zona significativa o potrebbe essere un caso che si trovasse lì?
Questo reperto è il primo documentato ritrovato in questa zona. I fossili del Po sono sempre ossa disarticolate e trasportate, quindi la loro posizione è del tutto casuale e dettata dalle dinamiche fluviali. Valutazioni sullo stato di conservazione del fossile possono indicare se lo stesso ha subito un breve trasporto o un prolungato trasporto.
Verranno fatte altre ricerche sul territorio del Po?
Continueranno le ricerche di superficie come da vent’anni a questa parte ma, nel caso in esame ci sarà un approfondimento geomorfologico sull’area del meandro di Isola Serafini.
Da quanto tempo non veniva fatta una scoperta del genere?
Fossili del Po vengono continuamente ritrovati, in particolare nella stagione invernale e quella estiva. I resti umani antichi sono, a differenza di altre specie e anche dell’Uomo moderno, delle rarità. Questa caratteristica li rende sempre dei reperti di importanza scientifica straordinaria.
Quanto ci può raccontare un reperto del genere di quell’epoca?
Ci può raccontare molto se inserito in un contesto paleofaunistico, cioè se la sua datazione ci permetterà di correlarlo a ricostruzioni paleoambientali/paleoclimatiche già conosciute: periodo caldo pre wurmiano, glaciazione wurmiana, interglaciale post wurmiano. Se il reperto conservasse dei denti, indagini isotopiche garantirebbero una migliore valutazione di paleotemperatura e di conseguenza di ricostruzione ambientale. In questo caso però abbiamo solo l’osso e di conseguenza possiamo basarci su correlazioni determinate dall’età oppure tentare di fare l’analisi degli isotopi stabili dall’osso, ma è poco probabile avere dati soddisfacenti.