Occhio agli “orrori” ortografici: ecco i più comuni e come riconoscerli

Si sa, la più grande paura di tutti noi durante la stesura di un testo è quella di lasciarci scappare nel mezzo qualche errore ortografico (detti in gergo “Orrori ortografici”). A chiunque, dai più grandi ai più piccoli è capitato di pensare almeno una volta “ma un po’ va scritto con l’accento o con l’apostrofo? posso dire avvolte tutto attaccato o è sbagliato?”. Una parziale giustificazione al giorno d’oggi è quella dei correttori automatici (il famoso T9 dei cellulari, oppure i correttori di testo via computer), una semplice via di fuga da una possibile figuraccia, anche se, in cuor nostro, sapremo l’amara verità.

La prima cosa che bisogna fare per evitare queste spiacevoli situazioni o questi dubbi è molto semplice: mantenere la calma! Dopo una attenta analisi di ciò che abbiamo scritto sarà più semplice trovare i possibili errori ortografici. Una volta fatto ciò il prossimo passo è quello di documentarsi al meglio sulla giusta forma del nostro enunciato, servirà imparare la regola magari rileggendola più volte con fare propedeutico. A questo punto, corretto l’errore, basterà solo approfondire alcuni fattori della nostra lingua per padroneggiarli al meglio e non cadere più vittime degli innumerevoli tranelli presenti nella grammatica italiana.

Vedendo alcuni degli errori più comuni si può subito notare come uno dei problemi principali sia quello della confusione tra pronuncia e scrittura (ad esempio la parola “a posto” se pronunciata in un certo modo può suonare nel parlato come “apposto” tutto attaccato e così ingannare decine di persone in un testo scritto).

Alcuni tra gli errori più comuni nella lingua italiana

I possibili tranelli nella nostra lingua, come già detto, sono numerosi ed enunciarli tutti sarebbe praticamente impossibile o quasi controproducente. Per tale ragione, questa analisi si concentrerà solo su alcuni errori molto comuni, sulla loro spiegazione e su qualche piccola frase di esempio:

  • Si dice accelerare e non accellerare: il modo più semplice per non sbagliare più è quello di pensare all’aggettivo “celere” (sinonimo di veloce), la parola “accelerare” la contiene al suo interno. “Ho accelerato in autostrada perché ero in ritardo di 20 minuti”
  • Si dice a fianco e non affianco: il primo infatti è un sinonimo di “a lato”, affianco invece è voce del verbo “affiancare”, il significato in questo caso è effettivamente simile, ma non è possibile utilizzare entrambi nello stesso contesto. Ad esempio posso dire “Sono a fianco della tua macchina” e “Io affianco il mio amico in ogni avversità”, ma non posso scambiare i due termini, infatti cadrei in errore
  • Si dice un po’ e non un pò: questo è un errore molto comune specialmente tra i più giovani, la lingua parlata infatti ci spinge (specie nella più tenera età) a considerare l’ipotesi di accentare la “o” data la prosodia della parola. Questa scelta si rivela tuttavia sbagliata, infatti serve l’apostrofo, dato che “un po’” è semplicemente l’abbreviazione di “un poco”. “Mi passi un po’ di pane?”
  • Si dice a volte e non avvolte: a volte è un sinonimo di “alle volte”, cioè “di tanto in tanto”. Avvolte invece è il participio passato del verbo “avvolgere”, un significato totalmente diverso dunque! Come si vedrà bene nelle prossime frasi di esempio, significati e gli utilizzi delle due parole hanno scopi molto diversi tra loro. “A volte sgarro mangiando la nutella” e “Le patate erano avvolte in un cartoccio”
  • Si dice purtroppo e non pultroppo: l’avverbio infatti deriva dalla unione delle parole “pure” e “troppo”, l’idea dunque di mettere una “l” è dovuta solo ad errori di pronuncia. “Ragazzi purtroppo arriverò in ritardo”
  • Si dice aeroplano e non areoplano: per ricordarsi questa facile regola basterà pensare alla parola “aere” spesso usata in poesia per indicare l’aria, dunque le vocali a ed e sono vicine e non sono separate dalla r. “Vado dentro un aeroplano.” La cosa bella di questo trucco è che vale per tutte le parole con dentro “aero” (Es/aereo, aeroporto, aerosol), dunque imparata questa regola sarà difficile sbagliare ancora.
  • Si dice “dà, da’ o da?” In questo ultimo caso la risposta potrebbe sorprendervi: ebbene dipende! Queste tre parole infatti sono tre cose ben diverse e che purtroppo troppo spesso sono confuse per via di una enorme somiglianza. Da senza apostrofo o accento è una preposizione che lascia una idea di spostamento Es/ “Vado da Bari a Lecce” accentato è la forma che spesso viene confusa o scritta in modo sbagliato, infatti se la “a” è accentata ci troviamo davanti alla terza persona singolare del presente del verbo dare, anzi è proprio l’accento che distingue la terza persona singolare da una forma della seconda singolare! Es/ “Francesco dà il pane a Jacopo”. Da’ con l’apostrofo è una versione con troncamento della seconda persona singolare del verbo dare, spesso è confuso con la terza. Es/ “Da’ subito il gioco a tuo fratello!”

Questi sono solo pochi esempi di tranelli in Italiano, tuttavia imparandoli poco a poco la paura degli errori ortografici diventerà solamente un brutto ricordo per tutti!