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Energie rinnovabili, Nicoletta Napoli (FDI): “Ottime risorse, ma va tutelato l’ambiente”

Nicoletta Napoli è candidata consigliere alle regionali con Fratelli d’Italia: “Tutto ha un impatto, si tratta di pensare a progetti tecnicamente, ecologicamente, turisticamente e socialmente realmente sostenibili”

Nicoletta Napoli è candidata consigliere alle regionali con Fratelli d'Italia: "Tutto ha un impatto, si tratta di pensare a progetti tecnicamente, ecologicamente, turisticamente e socialmente realmente sostenibili"

Dopo settimane “infuocate” il progetto del parco eolico sul Monte Croce di Borgotaro è stato ritirato. Come redazione abbiamo deciso di approfondire l’argomento delle energie rinnovabili, con un focus particolare sull’Appennino che potrebbe essere il centro di tanti progetti che riguardano il futuro energetico della nostra provincia. Per questo motivo abbiamo rivolto quattro domande sul tema ad alcuni candidati consiglieri alle prossime elezioni regionali, in programma per il prossimo 17/18 novembre.

Cosa ne pensate dei progetti relativi ai parchi a energia eolica in Appennino?

Possono essere un valido strumento per produrre energia da fonti rinnovabili, ma con un occhio all’ambientale e al valore paesaggistico, ad esempio utilizzando dimensioni adeguate degli impianti e realizzando cantieri che siano sostenibili, tenendo conto anche – e soprattutto – della volontà dei cittadini. Occorre evidenziarne i valori economici e il loro impiego diretto. Non ultimo, avere massimo controllo sui cantieri, sui tempi e i modi di realizzazione. Dobbiamo puntare sull’efficienza.

Che impatti possono avere gli impianti eolici su un ambiente ed ecosistema come quello del nostro Appennino?

Sono temi di ambito squisitamente tecnico: gli organi pubblici di controllo della nostra Regione e della nostra Provincia hanno svolto e svolgono egregiamente il loro lavoro, a tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, anche i più fragili, coinvolti in questi progetti: se le cose e gli iter sono gestiti in modo accurato, con la giusta partecipazione e trasparenza, come è avvenuto fino ad oggi, mi sento di dire che siamo tutti adeguatamente tutelati. Ad esempio, con un caso che si è manifestato anche recentemente, il progetto di Borgotaro è stato ritirato dalla ditta proponente perché in conferenza di servizi è stato evidenziato che poteva essere carente sotto il profilo della tutela dell’avifauna, con un metodo di rilevazione non corretto e non era chiara la posizione del Comune di Borgotaro, che avrebbe dovuto procedere con il cambiamento di destinazione d’uso dei terreni sommitali. Tutto ha un impatto, si tratta di pensare a progetti tecnicamente, ecologicamente, turisticamente e socialmente realmente sostenibili. Ricordiamoci che, però, va bilanciato il trade off tra sviluppo e protezione dell’ambiente.

Decarbonizzare è uno degli obiettivi a lungo termine che anche l’Europa sta portando avanti. Dal vostro punto di vista, la città di Parma e la sua provincia che contributo possono dare al raggiungimento di tale obiettivo? Da dove occorre partire? Cosa invece non serve?

Parma città – in particolare – è stata gestita in modo totalmente sbagliato, in modo plateale, con un consumo di suolo eccessivo, troppi tagli di piante di grandi dimensioni, aree verdi insufficienti, peraltro lasciate in mano a vandali che hanno deturpato il verde pubblico. Il traffico è impazzito, le finte piste ciclabili che la giunta ha tanto decantato hanno creato più disagi che benefici: la mancanza di una programmazione a medio lungo periodo ha avuto il solo risultato di una maggiore cementazione. Vietare il transito in centro di alcune tipologie di auto, in modo poco intelligente, ha comportato una desertificazione sociale ed economica. Quando si parla di queste tematiche non dobbiamo dimenticarci della ricaduta socio-economica di alcune misure proposte alla cieca, per magari rispondere ad alcune ideologie “green” che guardano in una sola direzione.

Il chilometro verde è una bella idea, educativa: ma tutti gli alberi piantati equivalgono più o meno a dieci ettari di bosco dell’Appennino: è per questo, come evidenzia uno studio dell’Università di Parma e della Provincia, che dobbiamo intervenire per consolidare e far migliorare l’efficienza di compensazione della CO2 prodotta dalla pianura dai boschi della nostra montagna, prima di tutto permettendo ai “montanari” di non dover lasciare la montagna: tutti a difendere il lupo, e ci mancherebbe non avere sensibilità per le specie selvatiche, tutte le specie, ma anche l’abitante resiliente della montagna, andrebbe protetto e aiutato.

Come vi ponete nei confronti di altri tipi di energia rinnovabile, come ad esempio il cippato, considerando come “bacino di materia prima” la nostra montagna?

Il cippato può essere un’ottima risorsa, ma va utilizzato con legname adatto, senza rovinare i boschi, che in ogni modo vanno coltivati, vanno gestiti, non tagliando alberi importanti, quanto piuttosto utilizzando ramaglie e pulizie boschive, biomasse minori, anche quelle dei canali che spesso non vengono puliti. Il cippato deve poi essere utilizzato in condizioni di massimo controllo delle emissioni, con sistemi di generazione dell’energia termica a massima efficienza, con rilasci in atmosfera bassissimi, quasi nulli. Il calore dell’ospedale di Borgotaro è stato gestito con il cippato, con buoni risultati (ora fermo per problemi alla caldaia).

Ma oltre al cippato, in montagna bisognerebbe pensare all’energia idroelettica prodotta in modo distribuito sul territorio con lo sfruttamento degli acquedotti, con la creazione di micro e mini invasi, poco impattanti, in grado di gestire anche il controllo e il rilascio delle acque meteoriche, in contrasto con i fenomeni di precipitazioni puntuali sempre più aggressive e concentrate. Micro o mini invasi utili anche a favorire forme di turismo, soprattutto di prossimità, legate all’acqua dolce, come i bagni e la pesca. Acqua fondamentale anche per le nostre produzioni alimentari di eccellenza. Mi candido alla Regione con idee chiare, da perseguire nell’interesse di tutta la provincia.

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