Riaperta in Duomo la Cappella Baiardi in onore dei caduti di guerra

La Cappella Baiardi viene riaperta in onore della Giornata della Forze armate dopo lunghi lavori…

La Cappella Baiardi viene riaperta in onore della Giornata della Forze armate dopo lunghi lavori di consolidamento e di restauro degli affreschi del pittore Biagetti. La Cappella Baiardi fu voluta dall’arcivescovo Guido Maria Conforti con lo scopo di omaggiare i 5700 parmensi deceduti durante la Prima guerra mondiale, ed era appartenuta ai conti Baiardi, famiglia colpita dalla perdita di un figlio durante la Grande Guerra. L’esecuzione dei dipinti all’interno della Cappella venne affidata al pittore Biagio Biagetti nel 1918. Gli affreschi della Cappella Baiardi ricoprono la parte superiore delle tre pareti, occupata da sedici lapidi, nelle quale sono riportati i nomi dei caduti di Parma e province, in ordine alfabetico, e affrontano tematiche quali il trionfo del Sacro Cuore di Gesù, l’allegoria della vittoria e della pace feconda, e il sacrificio per l’altare e il focolare.

Nella parte centrale è dipinto Cristo, vestito di una candida tunica, in alto, a forma di colomba, è lo Spirito Santo, circondato da sette luci, che rappresentano i sette doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio, e acclamato da angeli vestiti in rosso, e in basso, i soldati che si stringono la mano e due figure allegoriche poste ai lati che reggono dei rami d’olivo per rappresentare la pacificazione dei popoli. Sul parti laterali sono rappresentati due cortei: il corte trionfale che si snoda sullo sfondo di una piazza ideale, dove uomini assistono alla sfilata e due angeli aprono la strada al “genio dell’Italia”, che porta in trionfo la bandiera del Regno, e lo seguono due fanciulle che sorreggono le miniature di città redente, Trieste, Gorizia, Trento e Fiume, e il corteo funerario, guidato da donne velate e vestite di bianco con una torcia in mano, seguite dalle bare dei militi portate dai compagni in spalla. E dietro vi sono bambini, anziani e donne che non hanno partecipato alla guerra ma hanno assistito impotenti alla sua catastrofe.

Tra gli affreschi è compresa l’unica effigie del nostro territorio del Milite Ignoto, cui è dedicato questo centenario: era il 28 ottobre 1921 quando una donna scelse la salma tra le 11 che rappresentavano i diversi fronti in cui l’Italia aveva combattuto la Prima Guerra Mondiale, e il 4 novembre 1921, posto su un carro ferroviario, compie il viaggio sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione ebbe modo di onorare il caduto simbolo, e poi il Milite Ignoto fu sepolto nel sacello posto sull’Altare della Patria. Gli venne concessa anche una medaglia d’oro: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria.”

La storia del Milite Ignoto risale alla fine della Grande Guerra, quando le nazioni che vi parteciparono vollero onorare i sacrifici ed eroismi del collettivismo nella salma di un anonimo combattente caduto con le armi in pugno, idea proposta dal gen. Giulio Douhet nel 1920, e fu proposta al Parlamento nel 1921. Approvata la legge, il Ministero di Guerra incaricò una commissione per esplorare i luoghi nei quali si era combattuto e in questi fu scelta una salma. Furono 11 salme in tutto, trasportate nella Basilica di Aquileia nell’ottobre 1921. Successivamente, si procedette alla scelta di una sola salma che avesse come scopo di rappresentare il sacrificio di 70mila italiani, e la scelta ricade su una popolana, Maria Bergamas, il cui figlio si era arruolato nelle file italiane sotto falso nome essendo suddito austro-ungarico, caduto in combattimento nel 1916, e fu dichiarato disperso quando un violento tiro di artiglieria sconvolse l’area dov’era stato sepolto.  

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