Differenza di genere, 300 i professionisti presenti al primo incontro tenuto da Paola de Castro

È possibile superare la differenza di genere nella ricerca clinica? Come le Aziende sanitarie possono garantire l’equa partecipazione delle donne e degli uomini negli studi? Questi sono i temi al centro della discussione di ieri in occasione del primo appuntamento del ciclo di seminari online “Innovare la Ricerca Clinica” che ha visto circa 300 professionisti collegati in diretta, ideato e promosso dalla Struttura complessa Ricerca clinica ed Epidemiologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Presenti all’apertura degli incontri la Dott.ssa Paola de Castro, direttrice del Servizio Comunicazione Scientifica e del Servizio Conoscenza dell’Istituto Superiore di Sanità con Caterina Caminiti, direttrice della Struttura complessa Ricerca Clinica ed Epidemiologica dell’Ospedale di Parma. Il tema centrale dell’appuntamento è stata la frequente tendenza ad escludere le donne dagli studi clinici, e le possibili ragioni generalmente addotte, quali caratteristiche biologiche, che non ne giustificano la scelta. In realtà, questa sottorappresentatività femminile è un problema, in quanto le donne spesso reagiscono in modo diverso ai trattamenti farmacologici rispetto agli uomini, con maggiori complicanze ed effetti collaterali. Inoltre, anche negli studi in cui le donne sono adeguatamente rappresentate, spesso i risultati non vengono analizzati per sesso, per determinare se ci siano delle differenze nell’efficacia di una terapia.
Come ha spiegato Paola de Castro durante l’incontro diverse iniziative sono state messe in campo, a livello mondiale e nazionale, per porre rimedio a questo problema, tra queste la realizzazione delle Linee Guida SAGER (Sex And Gender Equity in Research), prodotte dall’Associazione Europea degli Editori di Riviste Scientifiche, che mirano a garantire che tutte le pubblicazioni scientifiche includano dati sulle differenze di sesso e genere. In Italia, la necessità di porre attenzione a questi aspetti è definita per legge, nel Decreto Ministeriale del 13 giugno 2019, primo esempio in Europa.
“E’ un problema molto rilevante che riguarda tutte le fasi della ricerca – sottolinea Caterina Caminiti – dalla pianificazione, all’attuazione, all’analisi dei dati e al reporting dei risultati, e investe tutte le discipline. Pertanto, occorre che tutti i professionisti coinvolti nella ricerca contribuiscano a colmare il divario di genere, per un sistema sanitario più equo e quindi più rispettoso delle donne”.
Il ciclo di incontri continua con il prossimo appuntamento in programma il 4 ottobre dal titolo “Saper creare e lavorare in team di ricerca” dedicato alla formazione dei professionisti coinvolti nelle attività di ricerca, requisito essenziale per poter pianificare e condurre studi in modo scientificamente rigoroso.
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