Carcere, il sovraffollamento un grave problema | INCHIESTA
In Emilia Romagna il tasso di sovraffollamento è del 125%: tutti i dati nella nostra inchiesta
La scorsa settimana abbiamo iniziato ad affrontare la situazione delle carceri parmigiane: un’inchiesta che nasce dagli ultimi episodi di cronaca, in particolare il suicidio di un detenuto di 37 anni. Trasferito da Ancona pochi giorni prima, il giovane tunisino si è impiccato nella sezione isolamento dell’istituto di via Burla: nello stesso giorno è avvenuta la visita del Garante Nazionale e dei Radicali. Dopo pochi giorni, in visita al carcere di Parma anche la parlamentare Stefania Ascari, che abbiamo intervistato in apertura della nostra inchiesta. Quello del 37enne è il quarto suicidio avvenuto nel carcere di Parma da inizio anno; il 67esimo nelle carceri italiane nel 2024.
Sovraffollamento e condizioni dei detenuti: i dati
Il sovraffollamento carcerario è un problema cronico in Italia. Al 30 giugno 2024, le carceri italiane ospitavano circa 57.000 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di circa 50.000 posti. Questo significa che il tasso di sovraffollamento è di circa il 114%, con alcune strutture che superano ampiamente questa media. Nelle carceri dell’Emilia Romagna, alla stessa data, erano detenute 3.725 persone, a fronte di una capienza massima di 2.979 posti. Questo rappresenta un tasso di sovraffollamento del 125%, uno dei più alti in Italia. Le carceri della regione ospitano un numero significativo di detenuti stranieri, che rappresentano circa il 49% della popolazione carceraria. Inoltre, le strutture sono spesso sovraccaricate da detenuti in attesa di giudizio, che costituiscono una parte considerevole del totale.
A Parma, la situazione è particolarmente critica. Il carcere ospita un numero elevato di detenuti in regime di alta sicurezza, inclusi quelli sottoposti al 41bis. Negli ultimi anni, si è registrato un aumento preoccupante dei suicidi tra i detenuti, con quattro casi solo nell’ultimo anno.
Il sovraffollamento ha numerosi impatti negativi sia sui detenuti che sul personale penitenziario. Tra i principali problemi si segnalano:
- Condizioni igieniche precarie: La mancanza di spazio e risorse rende difficile mantenere standard igienici adeguati, aumentando il rischio di malattie infettive.
- Stress e tensioni: La convivenza forzata in spazi ristretti genera stress e tensioni tra i detenuti, spesso sfociando in episodi di violenza.
- Accesso limitato ai servizi: Le attività educative, lavorative e di supporto psicologico sono spesso insufficienti per tutti i detenuti, compromettendo il loro percorso di riabilitazione.
Il sovraffollamento rappresenta una sfida complessa che richiede interventi urgenti e coordinati. Solo attraverso un impegno congiunto delle istituzioni e della società civile sarà possibile migliorare le condizioni di vita dei detenuti e di lavoro del personale penitenziario, garantendo al contempo sicurezza e rispetto dei diritti umani.
Le condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria
Un tema complesso che è emerso anche nell’intervista alla parlamentare del Movimento 5 Stelle è quello che riguarda le condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria, spesso costretta a operare in condizioni estremamente difficili. Il sovraffollamento delle carceri e la carenza di personale rendono il lavoro degli agenti particolarmente stressante e pericoloso. A Parma, ad esempio, si sono verificati numerosi episodi di violenza e disordini, che hanno portato al ferimento di diversi agenti.
Inoltre, il tasso di suicidi tra gli agenti di Polizia Penitenziaria è allarmante. Dall’inizio del 2024, sette agenti si sono tolti la vita. Questo dato evidenzia la necessità di interventi urgenti per migliorare le condizioni di lavoro e fornire supporto psicologico adeguato agli operatori. Un tema che affronteremo nelle prossime puntate della nostra inchiesta, con un focus specifico sulla Polizia Penitenziaria.