Cannabis: la proposta dell’OMS che ha spaccato in due l’ONU

Amata da alcuni, odiata da altri, la cannabis è sempre al centro di furibonde discussioni. Nonostante sia stata in parte sdoganata con la legalizzazione della cosiddetta canapa light, l’eredità proibizionista dell’occidente si fa spesso sentire.

Chi si interessa ai prodotti a base di cannabis per le loro proprietà terapeutiche potrebbe aver cercato su internet conferme o smentite alle sue convinzioni. Ci sono tanti articoli che parlano della cannabis terapeutica sui portali più noti del settore, come il sito di Justbob, ma può comunque essere difficile capire dove sta la verità.

Non pretendiamo di dare una risposta definitiva con questo articolo, visto che anche la scienza non ci è ancora riuscita in maniera definitiva. Ma è bene riportare una notizia che dimostra come l’idea di poter utilizzare la cannabis per i suoi effetti terapeutici sia ritenuta valida anche dalle più importanti organizzazioni internazionali.

In questo articolo spiegheremo qual è questa importante notizia e quali sono le proprietà terapeutiche della cannabis riconosciute da alcuni studi scientifici.

L’ONU apre le porte all’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico

Su suggerimento dell’OMS, i 53 Stati membri della CND (Commission on Narcotics and Drugs), l’organo centrale dell’ONU che regola le politiche sulle droghe, hanno votato per rimuovere la cannabis dalla tabella IV della Convenzione unica sugli stupefacenti, nella quale era stata collocata nel 1961.

Le sostanze indicate in questa tabella sono considerate a forte rischio di abuso e nei loro confronti si applicano le misure di controllo più severe e se ne scoraggia l’uso a fini medici. 

La votazione si è conclusa con 27 membri a favore, 25 contro e un’astensione. In seguito a questa decisione la CND ha spianato la strada al riconoscimento delle proprietà medicinali e terapeutiche della cannabis, anche se il suo uso per scopi non medici e non scientifici continua, per ora, a essere considerato illegale.  

Il risultato risicato fa ben comprendere quanto ancora sia acceso il dibattito internazionale in tema di canapa. Molti Paesi, tra i quali la Russia e la Cina, tendono a considerarla ancora una droga a tutti gli effetti. 

E perfino le nazioni che hanno appoggiato questa riforma della Convenzione unica sugli stupefacenti, come gli Stati Uniti, hanno preferito procedere con cautela ribadendo che la cannabis, nonostante non sia pericolosa come le altre droghe e possieda effetti terapeutici, vada comunque considerata come un potenziale rischio per la salute.

Cannabis terapeutica: quando può essere benefica per la salute

La cannabis è una sostanza al centro di infinite polemiche che ruotano anche attorno al suo utilizzo terapeutico. Al riguardo la scienza medica non è ancora riuscita a fornire una risposta definitiva, ma diversi studi sembrerebbero evidenziare che questa sostanza abbia delle utili proprietà terapeutiche.

La stessa decisione dell’ONU che abbiamo riportato in questo articolo è indice del fatto che le Nazioni Unite considerano la cannabis come potenzialmente utile per scopi terapeutici.

Alcuni studi sembrano dimostrare che i cannabinoidi possono essere utilizzati per il trattamento della nausea tipica nei pazienti sottoposti a chemioterapia. Non è ancora chiaro il meccanismo di funzionamento ma parrebbe che l’azione antiemetica della cannabis sia legata alla sua capacità di interagire con i recettori CB1 del sistema endocannabinoide.

Un altro sintomo che può essere alleviato da questa sostanza è il dolore cronico. È noto che il ricorso ad antidolorifici è in aumento in tutto il mondo e, soprattutto per quanto riguarda quelli più forti come gli oppiacei, il loro abuso cresce di giorno in giorno. La cannabis può rappresentare un’alternativa più sicura grazie ai suoi effetti analgesici.

Recentemente si è anche ipotizzato che i cannabinoidi possano essere usati per il trattamento delle crisi epilettiche in quanto svolgono un’azione anticonvulsivante, peraltro utile anche contro altre patologie caratterizzate da spasmi muscolari involontari.

Questi gli effetti collaterali della cannabis

La cannabis utilizzata a scopo terapeutico è pur sempre un farmaco e va assunta solo dietro consiglio medico. Come ogni altro medicinale, infatti, anche quelli a base di cannabinoidi possiedono degli effetti collaterali, alcuni dei quali possono essere molto pericolosi per la salute.

Ecco i più frequenti:

  • nausea;
  • vomito;
  • vertigini;
  • mal di testa;
  • sonnolenza;
  • tachicardia;
  • ipertensione;
  • aritmia cardiaca.

Ci sono, poi, delle controindicazioni nell’assunzione della cannabis terapeutica quando si soffre di particolari patologie. I cannabinoidi sono sconsigliati, ad esempio, per i diabetici in quanto interferiscono con i farmaci che regolano il livello di glicemia.

Assumere medicinali a base di cannabis è controindicato anche durante la gravidanza o l’allattamento. Questa sostanza, infatti, può attraversare la placenta e compromettere lo sviluppo del feto. È stato dimostrato, poi, che la cannabis può passare nel latte materno ed essere ingerita dal neonato, con il rischio di pregiudicarne seriamente la salute.

In conclusione

La decisione dell’ONU apre tantissime prospettive rispetto all’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico.

Sarebbe ingenuo e controproducente rinunciare a utilizzare medicalmente una sostanza solo per via dei pregiudizi che su di essa si sono accumulati con il passare degli anni.

Con questo non vogliamo dire che la cannabis vada considerata una panacea in grado di curare tutti i mali. Ma se la scienza medica è orientata a considerarla potenzialmente utile per salvaguardare la salute, allora è bene fidarsi dei professionisti del settore e non ostacolare la ricerca.

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