Il Club Alpino Italiano compie 156 anni: intervista al presidente di CAI Parma

Intervista a Gian Luca Giovanardi, presidente della sezione CAI Parma, in occasione del 156esimo compleanno del Club Alpino Italiano

Sono passati 156 anni da quando il 23 ottobre 1863, a Torino, venne costituita la quarta associazione alpinistica europea: si trattava del Club Alpino Italiano. La proclamazione ufficiale avveniva in seguito all’impresa di Quintino Sella, Giovanni Barracco, Paolo e Giacinto di Saint Robert che compirono l’ascensione sul Monviso. Da allora il CAI si occupa princiapmente di far conoscere la montagna ai suoi soci, passati dai 200 del 1863 ai circa 317mila di oggi. Costituito, da statuto, con lo scopo “di far conoscere le montagne, più specialmente le italiane e di agevolarvi le salite e le esplorazioni scientifiche”, il Cai da subito porta avanti quella funzione catalizzatrice dello spirito unitario intorno a un ideale che tuttora costituisce uno dei valori essenziali della motivazione associativa.

Per celebrare questo importante anniversario, la nostra Redazione ha intervistato il presidente del CAI sezione di Parma, Gian Luca Giovanardi, erede di Giovanni Mariotti, entusiasta seguace di Quintino Sella, che fu presidente del primo CAI locale (Sezione Val D’Enza) di cui spostò la sede proprio a Parma. Giovanardi ha fatto anche il punto sull’attività locale, che si regge prevalentemente su lavoro esclusivamente volontario e poggia su una base attiva di circa 150-200 soci, di cui alcuni accreditati a livello regionale o nazionale come istruttori o accompagnatori nei diversi settori e periodicamente aggiornati.

Il 23 ottobre 1863 veniva formalmente costituito il Club Alpino Italiano, il cui scopo – come recita lo statuto – è “l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale”. Allora si contavano 200 soci, oggi sono più di 320mila, cosa è cambiato nell’associazione a distanza di così tanti anni?

Da allora nel CAI è cambiato tutto e nulla. Nato come espressione della classe medio-alta, soprattutto cittadina, e legata agli ambienti scientifici – ricordo che tra i fondatori della Sezione della Val d’Enza nel 1975 c’erano tra gli altri, oltre a Giovanni Mariotti, il naturalista Pellegrino Strobel, il botanico Giovanni Passerini e l’archeologo Don Gaetano Chierici – , diventa negli anni associazione ad ampia base sociale, diffusa in tutta Italia e ben rappresentata anche nelle zone alpine ed appenniniche. La citata Sezione della Val d’Enza nasce da una quarantina di appassionati parmigiani e reggiani; ora le tre Sezioni (Parma, Reggio e Castelnovo Monti) contano quasi 5000 soci. I valori fondativi, citati nella Sua domanda, restano invece ancora quelli, reinterpretati ed attualizzati ovviamente alla luce dei tempi moderni.

La divisione in sezioni territoriali permette al CAI di operare su tutto il territorio nazionale. Valori fondamentali sono la formazione e l’organizzazione di attività sul territorio: il CAI Parma in questo senso come opera e cosa propone?

La rete di oltre 500 Sezioni rappresenta la grande forza del CAI: essere presente su tutto l’ambito nazionale, offrire pressoché ovunque iniziative ed occasioni di promozione della montagna e poter esprimere i bisogni dei territori al livello centrale attraverso i coordinamenti regionali. Nella provincia di Parma (quest’anno superiamo i 2100 soci) proponiamo una quindicina di Corsi l’anno nelle diverse discipline (alpinismo, scialpinismo, cicloescursionismo, escursionismo, speleologia), escursioni ed attività per tutte le età e di tutte le difficoltà (circa 50 nell’arco dell’anno), attività rivolte a particolari fasce d’età (il Family CAI per i più piccoli, l’avviamento alla montagna e l’alpinismo giovanile per i ragazzi, le “escursioni del giovedì” per i più “maturi”, la montagnaterapia per i più svantaggiati), incontri serali a carattere culturale vario (su tematiche ambientali, sociali, alpinistiche, ecc.) e,infine, anche un periodico (L’Orsaro, in edicola ogni 4 mesi) e canti della tradizione con il Coro Mariotti.

Far vivere la montagna implica anche proporre servizi come la cura dei sentieri e dei rifugi. Nel parmense quali sono i punti di forza del CAI e su cosa invece occorre intervenire per migliorare l’esperienza degli escursionisti sul nostro Appennino?

I punti di forza sono certamente l’accoglienza al Rifugio Mariotti al Lago Santo e la rete sentieristica nell’alta Val Parma, dove è in atto una convenzione con il Parco nazionale per la manutenzione dei sentieri. Particolare impegno sta richiedendo la manutenzione e la promozione del tratto dal Lagastrello al Passo della Cisa, che coinvolge direttamente la Sezione all’interno di una rete collaborativa nazionale. Complessivamente interveniamo su una rete di oltre 450 chilometri. Nonostante ciò, l’attività è insufficiente a coprire una rete sentieristica provinciale molto più estesa: l’allargamento degli accordi con gli Enti locali e, soprattutto, il coinvolgimento di altri soggetti possono migliorare la manutenzione, indispensabile per una frequentazione della montagna piacevole e sicura.

Una solida certezza per chi frequenta la montagna è quella di poter ricevere soccorso in caso di bisogno. Quanto è importante il lavoro del Soccorso Alpino e in particolare della Stazione Monte Orsaro che opera nel Parmense?

La presenza della Stazione Monte Orsaro del Soccorso Alpino è indispensabile: proprio in queste settimane sono quasi quotidiane le notizie di escursionisti, per la maggior parte cercatori di funghi, recuperati da interventi di soccorso. Tre sono le peculiarità che il Soccorso Alpino garantisce: la tempestività degli interventi grazie ad una disponibilità generosa dei volontari, il radicamento sul territorio attraverso la presenza forte di soccoritori residenti o provenienti dalle zone dell’Appennino, una alta capacità ad operare in ambienti impervi ed ostili, dovuta a costanti ed impegnativi momenti di aggiornamento.

CAI Parma è divisa in sottosezioni che comprendono Fidenza, Sala Baganza e l’Alta Val Taro. Che significato ha questa divisione e in che cosa consiste?

La sottosezione di Fidenza con circa 350 soci ed i Gruppi di Sala Baganza e Borgotaro, con circa 70-80 soci, sono un valore aggiunto dell’associazione: con queste articolazioni il CAI assicura una presenza più capillare nel territorio, può interagire con le Amministrazioni locali e le altre Associazioni presenti e diventare risorsa, con collaborazioni ed iniziative locali, per il territorio medesimo. Vorrei tanto, e stiamo lavorando in questa direzione, che una aggregazione analoga si costituisse anche nella Val Parma e dintorni, terra da sempre amata dalla nostra base sociale e, allo stesso tempo, ricca di opportunità per una frequentazione responsabile e sostenibile della montagna.

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