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Bulli e vittime: “Lo stare online accentua dinamiche impulsive” | INTERVISTA

“In questa realtà virtuale inoltre non si apprende a vivere e confrontarsi con le dinamiche di un gruppo reale di persone, anzi si è sempre più isolati”

Interviste

Il mese di novembre è stato contrassegnato da alcuni episodi di cronaca che anno coinvolto alcuni studenti della nostra città. In Emilia-Romagna, il fenomeno è monitorato attraverso la Piattaforma ELISA, che ha rilevato un aumento delle segnalazioni di bullismo e cyberbullismo nelle scuole. La Regione ha approvato il Piano regionale per l’adolescenza, che include iniziative formative e linee di indirizzo per promuovere il benessere psicofisico e prevenire il rischio.

A Parma, come in altre città della regione, il bullismo è un problema serio che richiede un impegno collettivo da parte di scuole, famiglie e comunità. Gli studenti che subiscono bullismo spesso sviluppano ansia, depressione e difficoltà nelle relazioni sociali. È fondamentale educare i giovani al rispetto reciproco e alla tolleranza, creare un ambiente scolastico sicuro e fornire supporto alle vittime.

La Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Emilia-Romagna, Claudia Giudici, ha lanciato un progetto per coinvolgere il maggior numero possibile di studenti e sensibilizzare sui temi del bullismo e del cyberbullismo. Oltre alla severità delle sanzioni, è importante promuovere una cultura della mediazione come strumento di gestione dei conflitti.

Nelle scorse settimane il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” ha stimolato la riflessione, anche pubblica, relativamente ai temi del bullismo. Insieme alla dott.ssa Giulia Giampellegrini e alla dott.ssa Elisa Piovani, psicoterapeute dello studio di psicologia e psicoterapia Itaca di Parma, abbiamo provato a rispondere ad alcune domande e cercato di fare chiarezza sul tema.

Nelle ultime settimane Parma (ma in generale anche altre città d’Italia) è stata interessata da una serie di episodi di bullismo che hanno visto coinvolti ragazzi e ragazze adolescenti. Come si possono riconoscere questi fenomeni? Come si caratterizza il bullismo?

Per bullismo si intende un insieme di condotte aggressive, vessatorie e intimidatorie ripetute nel tempo e perpetuate in modo intenzionale da una o più persone (i “bulli”) nei confronti di un’altra (la “vittima”), al fine di prevaricare e arrecare danno. Spesso gli episodi di bullismo avvengono a scuola, ma anche in luoghi di ritrovo extrascolastici come parchi, strade, palestre centri di aggregazione ecc. ed in internet. Esistono diversi tipi di bullismo, che possono essere suddivisi in due categorie principali.

Il bullismo diretto, caratterizzato da una relazione diretta tra vittima e bullo. Questo può essere ulteriormente suddiviso in: bullismo fisico, in cui vengono messe in atto azioni fisiche di prevaricazione; bullismo verbale, in cui vengono messi in atto comportamenti verbali di prevaricazione (insulti, minacce, prese in giro); bullismo psicologico, in cui vengono messi in atto comportamenti indiretti di prevaricazione (es. esclusione dal gruppo) e cyberbullismo, il bullo invia messaggi molesti oppure fotografie e filmati alla vittima attraverso internet, chat o sms, prodotti in momenti in cui la persona non desiderava essere ripresa; successivamente il persecutore invia il materiale ad altri per danneggiare la vittima.

E poi c’è il bullismo indiretto: meno visibile, ma non per questo da considerarsi meno pericoloso, in quanto tende a danneggiare la vittima nelle relazioni interpersonali escludendola ed isolandola. Tra vittima e bullo esiste un disequilibrio relazionale riguardo la forza fisica, differenze nella sicurezza in sé stessi e nel ruolo di gruppo.

Esistono dei segnali preventivi che scuola e famiglia possono intercettare per riconoscere i comportamenti dei “bulli”?

I bulli spesso sono più forti a livello fisico, possiedono una sicurezza di sé apparentemente maggiore, traggono “nutrimento” dalle prepotenze inflitte nei confronti di coetanei più remissivi, colmano le proprie fragilità e paure attraverso le prevaricazioni. Spesso i bulli mostrano ostilità, aggressività, impulsività, pregiudizi verso alcuni tipi di persone, la convinzione che la prepotenza li renda ammirati dagli altri e che gli permetta di ottenere ciò che vogliono. Indicatori che permettono di capire se un bambino o un ragazzo commette atti di bullismo possono essere:

  • Ha una disponibilità economica superiore a quella che consentono i genitori;
  • Torna a casa con oggetti, giochi non suoi;
  • Tende a divertirsi con scherzi di cattivo gusto, anche pesanti, magari rivolti a parenti, amici, fratelli o sorelle o animali. Si diverte anche se l’altro ci rimane male, non prova un senso di colpa e quando viene ripreso non capisce profondamente il senso del richiamo;
  • Fa spesso battute pesanti o dispregiative anche guardando la televisione o raccontando alcuni episodi che gli accadono a scuola o con gli amici o per la strada, per esempio sul peso, sull’orientamento sessuale, su modi di vestire, tendenzialmente rivolte a persone che identifica come “sfigate”;
  • Spesso ha le amicizie circoscritte solo a determinati ragazzi o ragazze, ad un piccolo gruppo, che di frequente lo o la prende come riferimento. Possono essere anche gruppetti che si formano solo dentro la scuola, che si rinforzano nelle chat e sui social;
  • Ha una modalità comunicativa eversiva ossia basata sul “sì, sì ora lo faccio”, “ sì, sì hai ragione” e poi non ascolta e non lo fa, oppure più aggressiva basata sulla volgarità, maleducazione e strafottenza anche nei confronti dei genitori.
  • Ha difficoltà a rispettare le regole, gli stanno strette, tende a ribellarsi e a pretendere i suoi spazi e la libertà di movimento.
  • Può essere anche manesco quando gioca, anche in casa con i fratelli o le sorelle. Spesso ha un atteggiamento spavaldo e tende a provocare. Si sente legittimato nei suoi comportamenti.
  • Talvolta tende a sottomettere anche i genitori, come per esempio se va in auto con la famiglia vuole stare per forza davanti, non lascia spazio agli altri fratelli, usa il “voglio quello e voglio quell’altro” e si impunta se non ottiene ciò che vuole, “facciamo come dico io altrimenti non vengo”. Ci sono spesso anche i ricatti e le minacce.
  • Non ama i gesti d’amore nei suoi confronti. Non dispensa affetto per gli esseri umani, ma lo può fare con un animale.
  • Compie in età precoce atti antisociali (uso di bevande alcoliche o stupefacenti, furti, atti vandalici).

Quali, invece, i segnali che possono lasciar trasparire le vittime?

Le vittime, diversamente dai bulli, spesso mostrano una mancanza di assertività nelle relazioni, con conseguente difficoltà nell’espressione di sé stessi. Generalmente sono bambini o ragazzi che appaiono più facili da colpire: sembrano o sono diversi in qualcosa, sono stressati in ambito familiare o scolastico, hanno difficoltà nel lavoro a scuola, presentano qualche disabilità, non sono bravi in attività sportive, mancano di fiducia sociale, sono ansiosi ed insicuri, non sono in grado di difendersi, in quanto magari più deboli fisicamente o più giovani. Anche se i soggetti presi di mira spesso si vergognano o hanno paura di dire la verità sulle prepotenze subite, i segnali che possono permettere di individuare il problema sono:

  • Disturbi psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, enuresi notturna, sintomi che spesso scompaiono con le vacanze),
  • Cambiamenti nell’umore o nella personalità: il bambino o l’adolescente diventa triste, ansioso, irritabile o introverso, o perde interesse per le attività che prima gli piacevano,
  • Difficoltà a dormire o a concentrarsi: il bambino o l’adolescente ha incubi, ha problemi a prendere sonno o a rimanere sveglio, o ha difficoltà a seguire le lezioni o a fare i compiti,
  • Cambiamenti nell’appetito o nel peso: il bambino o l’adolescente perde o guadagna peso in modo insolito, o ha cambiamenti nell’appetito (ad esempio, diventa molto goloso o non ha più fame).
  • Cambiamenti nell’aspetto fisico: il bambino o l’adolescente ha lividi, ferite, tagli o altre lesioni fisiche senza una spiegazione plausibile.
  • Rifiuto di andare a scuola o di partecipare a determinate attività: il bambino o l’adolescente fa resistenza a recarsi a scuola o a partecipare a determinate attività, ad esempio il doposcuola o gli sport, senza una motivazione valida.
  • Perdita di oggetti o soldi: il bambino o l’adolescente perde oggetti di valore, come il cellulare, il portafoglio o i libri, o denaro, senza una spiegazione plausibile
  • Cambiamenti nei comportamenti sociali: il bambino o l’adolescente evita di frequentare determinate persone o luoghi, o ha difficoltà a instaurare o mantenere relazioni positive.

In ottica di prevenzione cosa può fare la società per evitare il fenomeno? La scuola? E la famiglia?

Parlarne sicuramente è un elemento fondamentale del processo preventivo e farlo in ogni sede: scuola, famiglia, ambiente sportivo. Parlare di bullismo, capire come si manifesta, quali vissuti si presentano sia nei bulli che nelle vittime, deve servire a creare una terreno fertile per far sentire i ragazzi parte di un gruppo o meglio di una squadra che si sostiene e si protegge anche di fronte a episodi di violenza. Per far si che ciò avvenga sono indispensabili sia una precoce educazione all’affettività (che insegni ai bambini ad essere persone competenti nel comprendere e nell’esprimere le proprie emozioni) sia la presenza di adulti di riferimento disponibili ad ascoltare e cogliere le richieste di confronto o di aiuto dei ragazzi.

⁠Si può attribuire una causa all’aumento di questi episodi tra giovanissimi?

In questi anni si è visto un aumento da parte dei giovanissimi, talvolta ben prima dei dieci anni di età, della fruizione di smartphone, tablet e console che permettono di accedere a realtà virtuali. Stare “nell’online” tanto tempo accentua quelle dinamiche impulsive e estemporanee che portano i giovani ad agire in modo poco pensato. Non riflettono e comprendono in maniere profonda sulle conseguenze delle loro azioni.

In questa realtà virtuale inoltre non si apprende a vivere e confrontarsi con le dinamiche di un gruppo reale di persone, anzi si è sempre più isolati. Nel momento in cui viene poi chiesto ai ragazzi di relazionarsi con un gruppo di coetanei essi si ritrovano senza il giusto allenamento e sufficienti competenze per farlo. É importante perciò creare occasioni di aggregazione per i ragazzi, che non prevedano l’utilizzo di smartphone o altre tecnologie.

⁠Come si interviene per aiutare i ragazzi e le ragazze vittime di bullismo? È un percorso lungo?

É sicuramente importante lavorare sia con il bullo che con la vittima: devono essere sostenuti individualmente in un percorso psicoterapeutico, la cui durata non è possibile definirla a priori, ma che deve poter lasciare al ragazzo tutto lo spazio necessario per guardarsi dentro senza paura e che lo aiuti a sviluppare le competenze necessarie per affrontare la vita in modo adeguato e rispettoso, di sé e degli altri.

Questo però non è sufficiente: è fondamentale lavorare anche sul gruppo classe, che è la risorsa principale che abbiamo a disposizione. Bisogna aprire un confronto con tutti i membri della classe, per capire quali sono stati i fatti, come si sono sentite le persone coinvolte e che cosa si sarebbe potuto fare per evitare l’accaduto. L’obiettivo è non dare una colpa, ma sentire che c’è una forza che protegge i membri del gruppo. Dobbiamo trasformare un gruppo classe in una squadra che si sostiene. Questo approccio consente inoltre di trasmettere indirettamente un messaggio all’aggressore “Noi siamo tanti e tu sei uno” e sei tu quello che rischia di restare isolato.

Esistono casi di bullismo anche negli adulti?

Si esiste il bullismo anche nel mondo adulto, anche se più raramente si manifesta come una violenza di gruppo, ma è più frequente che prenda la forma di comportamenti offensivi/aggressivi che un singolo esprime nei confronti di un altro individuo.