Appennino: “I boschi sono molto di più che legna da ardere”
Un “manifesto” in 10 punti per “i nostri boschi”: più naturalità, ma anche più economia…
Un “manifesto” in 10 punti per “i nostri boschi”: più naturalità, ma anche più economia a fronte del cambiamento climatico. È la proposta – ambiziosa e niente affatto semplice – del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, che affronta le tematiche della biodiversità e dell’uso del legno, dei lavori boschivi e della frantumazione delle proprietà.
“Col programma Parchi per il Clima finanziato dal Ministero abbiamo avviato azioni concrete di conservazione sulle foreste demaniali e altresì fatto partire collaborazioni più strette e innovative con consorzi forestali e usi civici. L’attività del centro Uomini e Foreste – continua il presidente – è ormai decollata e vogliamo far lievitare anche il confronto culturale ed economico perché sia all’altezza delle nuove problematiche e delle nuove opportunità. Ecco perché i 10 punti. Sono proposte rivolte agli operatori ai proprietari, ma anche ai beneficiari dei servizi ecosistemici che stanno in pianura. Non faremo ricorso a misure forzose, ma piuttosto ad incentivi e accordi volontari. Ci sono circa 200 milioni di alberi nella Riserva di Biosfera Appennino. Ma i boschi non sono solo depositi di legna da ardere. Sono qualcosa di più e, se meglio gestiti, valgono molto di più. Bisogna cambiare visione e strategia e farlo nel dialogo tra i diversi portatori di interessi“.
I dieci punti del Manifesto
Questi i dieci punti di principio che saranno corroborati con le motivazioni di esperti delle Università, tecnici, operatori e autorità dello Stato e delle regioni.
- Più rewilding, cioè più foreste vetuste o più vetustà per i nostri boschi maturi: per accrescere biodiversità, differenziazione, resilienza, resistenza al cambiamento climatico. Ciò soprattutto nelle riserve naturali e nelle proprietà demaniali.
- Più associazionismo, ovvero più accorpamento delle proprietà e delle gestioni, in forme consortili o usi civici, in modo da poter operare con superfici e quantità adeguate che consentano più economicità, efficienza e innovazione.
- Più alto fusto: nei piani di assestamento vecchi e nuovi, nel patrimonio dei beni di uso civico e dei consorzi, al fine di differenziare il patrimonio e il paesaggio, ridurre la frequenza dei tagli, poter disporre di legname più valido per usi più nobili, conservativi e a maggior valore aggiunto in termini di reddito e di lavoro (segheria, falegnameria…)
- Più qualità nel gestire il ceduo: innovare tecniche operative e strategie del taglio, al fine di ridurre la dispersione di CO₂ da suolo e migliorare le capacità di ricrescita.
- Più certificazione: per far crescere la cultura d’impresa del bosco, responsabilità e qualità della gestione e partecipazione trasparente a tutte le filiere di utilizzo.
- Più diversificazione negli usi del legno prelevato, e cioè affiancare progressivamente all’uso della legna da ardere la destinazione di una parte dei tagli a usi più nobili e più ricchi di valore aggiunto (legnami per paleria, recinzioni, parchi pubblici, installazione di attività di segheria, magari col sostegno di commesse pubbliche, acquisti verdi…)
- Più formazione tecnica e professionale: per alzare la qualità imprenditoriale, tecnica, professionale di tutti gli operatori del bosco, in quanto addetti a beni e servizi di valore comune.
- Più ricerca: per monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici, favorire la biodiversità, la migrazione assistita delle specie, le attività di conservazione attiva.
- Più risorse pubbliche (e meglio destinate) per remunerare i servizi ecosistemici dei territori boschivi, i maggiori costi di modalità di più attente e conservative o eventuali rinunce volontarie al taglio di boschi da parte di privati, ricordando l’articolo 41 della Costituzione sull’obbligo di indennizzo alla proprietà privata per le limitazioni di interesse generale.
- Più governance: creare tavoli tra pubblico, privato e sedi istituzionali adeguate mediante il Centro “Uomini e Foreste”, per governare la complessità degli interessi.