Intervista a David, “addestratore” e conduttore di cani Dobermann – VIDEO
“Addestratore” e conduttore di cani Dobermann, fa parte della S.O.S Unità Cinofile di Soccorso di Langhirano…
“Addestratore” e conduttore di cani Dobermann, fa parte della S.O.S Unità Cinofile di Soccorso di Langhirano
di Andrea Adorni e Luca Galvani – adorni@ilparmense.net; galvani@ilparmense.net
Abbiamo incontrato David I. “addestratore” (virgolettato in quanto addestratore del proprio cane) e conduttore di cani Dobermman nel parco di nel Parco di Strada Pirandello a Traversetolo, dove vive. David era in compagnia della figlia Sarah e di Noa, una splendida Dobermann di 4 anni che sta addestrando, gli abbiamo chiesto di spiegarci il suo rapporto con la cinofilia e di mostrarci il lavoro con il cane. La sua passione per i Dobermann è iniziata svolgendo attività di volontariato nell’ S.O.S. Unità Cinofile di Soccorso di Langhirano, anche se attualmente per motivi personali il suo ruolo è congelato. In passato ha avuto un’altra Dobermann, Aviv, con cui ha operato svariate volte sul campo. Nell’intervista che gli abbiamo fatto ci ha tenuto a sottolineare come ci sia tanta disinformazione relativamente a questa razza, spiegandoci come anche un bambino possa condurre il cane senza particolari problemi.
Ma fare il soccorritore non è semplice, perché se il cane impiega 6 mesi di addestramento per essere operativo, il binomio cane-uomo, che compone l’unità cinofila, impiega ben 2 anni per essere pronto, dopo aver conseguito un brevetto. Le tecniche utilizzate dall’Unità per ritrovare un disperso sono essenzialmente due: lo Scovo e il cosiddetto Americano. All’interno del gruppo si usa un “Americano misto” dove si insegna al cane a segnare solo la “discriminazione olfattiva” del disperso, cioè a concentrarsi esclusivamente sulla traccia odorosa della persona da ritrovare dopo avergli fatto annusare un oggetto di sua proprietà. Quando l’animale trova il disperso, per segnalarlo al conduttore opera un meccanismo di spola e abbaio: l’operatore è quindi condotto al disperso come se fosse “accompagnato”.
Il particolare rapporto che si instaura all’interno dell’Unità è possibile solamente attraverso “giochi a premio“. Il cane impara a seguire il “padrone” (David non ama usare questa parola) solo attraverso questo sistema. Essere duro o picchiare il cane non paga, si deve necessariamente portare pazienza ma essere fermi quando sbaglia. Se invece ubbidisce allora è il momento del premio: un gioco, una carezza o, ancora più gradito, il cibo. Questo è la via naturale che porta l’Unità, composta da uomo e cane, ad essere operativa ed efficiente.
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