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Lupo, Luigi Boitani: “Troppe scelte politiche e poca scienza”

Modifica dello stato del lupo, intervista a Luigi Boitani: scrittore, biologo, professore ed uno dei maggiori esperti del lupo in Europa

Modifica dello stato del lupo, intervista a Luigi Boitani: scrittore, Biologo, professore ed uno dei maggiori esperti del lupo in Europa

Negli ultimi anni, il dibattito sulla gestione della fauna selvatica in Italia ha raggiunto toni sempre più accesi, soprattutto per quanto riguarda il lupo, un animale iconico che popola le nostre montagne e campagne. Recentemente, arriva dall’Europa la proposta di modificare lo stato di conservazione del lupo, passando da “estremamente protetto” a “protetto”. Tale modifica ha riacceso discussioni tra ambientalisti, allevatori, e amministratori locali. La decisione europea, con i primi consensi da parte degli stati membri, sostenuta da alcune regioni e contestata da molte associazioni ambientaliste, nasce dalla necessità di trovare un compromesso tra la tutela della biodiversità e le crescenti problematiche legate agli attacchi al bestiame e alla convivenza con le comunità rurali. Ma quali sarebbero le conseguenze di questo cambio di status? E come garantire un equilibrio tra la protezione del lupo e la salvaguardia delle attività economiche e sociali dei territori coinvolti? Ce ne parla Luigi Boitani, scrittore, Biologo, professore ordinario all’università La Sapienza di Roma, dove ricopre le cattedre di biologia e conservazione della fauna selvatica, nonché considerato uno dei maggiori esperti di lupo europei.

Modifica dello stato del lupo, in che modo avviene

Luigi Boitani spiega come il passaggio dello stato del lupo da “estremamente protetto” a “protetto” comporta vari steps e future previsioni: “la decisione, l’approvazione di qualche giorno fa significa che c’è l’intenzione di una buona maggioranza di derubricare il livello di protezione del lupo da particolarmente protetta protetto. Allora, ci sono tre mesi di tempo per cui i vari paesi possano sottoscrivere chiedendo un’eccezione o esprimendo un disaccordo. Se questo numero di paesi in disaccordo possa essere 1/3 l’approvazione decade. Quindi, tra tre mesi potremmo sapere se la convenzione di Berna ha approvato oppure no il down listing. A quel punto la palla passa ai paesi membri dell’Unione Europea, con la modifica della Direttiva Habitat. Questa direttiva, fino ad ora listava il lupo nell’annesso delle specie particolarmente protette .

Le direttive spiegano come sia necessaria l’unanimità per far sì che la legge venga approvata. Sebbene per esempio la Spagna, nel tempo, sia stata divisa in due aree con diverse visioni, in cui il lupo era più o meno protetto, nel 2021, il lupo è stato inserito nella Lista delle Specie Selvatiche in Regime di Protezione Speciale (LESPRE) su tutto il territorio spagnolo, uniformando le regole di protezione. Quindi basterebbe solo un unico paese ad essere contrario a negare l’unanimità dell’approvazione. Prosegue Boitani: “Basta che si opponga Malta che non ha i lupi oppure la Spagna che ce li ha ma è contraria al down listing e non verrà approvata. Allora penso che sceglieranno la seconda via che è quella di cambiare, con una legge ordinaria del Parlamento Europeo, la direttiva habitat. Non cambiare gli annessi ma cambiare la direttiva, cambiando anche il modo con cui si spostano le specie da un annesso all’altro. Questa cosa qui non può avvenire in quattro e quattr’otto, perché passare a una legge del genere vuol dire passare al parlamento, vuol dire passare vari e vari steps amministrativi e io penso che non accadrà nulla, non lo so, a occhio e croce un anno passerà, forse un po’ di meno.

Ultimo step: la modifica della legislazione

Il lupo, in Italia, non viene tutelato solo dalla Direttiva Habitat ma anche dalla legge nazionale, la legge n.157 che ne vieta la caccia. Infatti, dichiara Boitani: “Un giorno in cui tutto questo dovesse essere approvato, passato, sarà più facile abbattere il lupo. Adesso, per chiedere l’approvazione, è necessario  chiedere una deroga al ministero che a sua volta comunica ad  Ispra, che dà l’approvazione. A quel punto la regione può fare l’abbattimento, dopo sarà più facile perché la regione potrebbe fare questo all’interno di una pianificazione sua magari, fatta di concerto al ministero centrale.

Il grande “SI” degli allevatori

Gli allevatori delle Alpi hanno generalmente una posizione critica riguardo allo stato di protezione del lupo, a causa dei frequenti conflitti tra la specie e le loro attività pastorali,  evidenziano le difficoltà della convivenza con il lupo nelle aree montane, dove le attività pastorali rappresentano una parte essenziale dell’economia locale e del paesaggio culturale. Il dibattito riflette la necessità di trovare soluzioni equilibrate, che garantiscano la tutela della biodiversità, garantendo la salvaguardia delle attività economiche e delle tradizioni culturali locali. Da anni chiedono la modifica dello stato del lupo, maggiore flessibilità nelle deroghe e maggiore sostegno economico. Alcuni affermano che il danno subito, è anche “sentimentale”, poiché molti, a causa dei lupi, hanno perso i loro animali domestici.

A tal proposito, chiarisce Boitani: “ Certamente le regioni hanno dimostrato una totale incapacità di affrontare il problema e di gestirlo. Le faccio solo un esempio, la possibilità di chiedere una deroga, esiste da quando esiste la Direttiva Habitat, cioè da quasi trent’anni, nessuna regione o provincia autonoma ha mai chiesto al ministero la deroga fino al trentino alto Adige che hanno chiesto l’abbattimento di due lupi un po’ più di un anno fa. lei si rende conto che chiedere l’abbattimento di due lupi è ridicola. Non solo non risolve i problemi di convivenza con il lupo ma non fa nemmeno un soldo di danno alla popolazione del lupo perché toglierne due… per altro; abbattimento che non è stato nemmeno fatto, quindi le regioni che si sono sempre lamentate non hanno avuto nemmeno la capacità di fare domanda “.

Conoscenza scientifica e tutela del lupo, perché è necessario informarsi

Ci potrà mai essere un punto di incontro tra tutela dell’allevamento, conservazione del lupo e legislazione? La  componente politica, in relazione a questa scelta, è inevitabile, dato il ruolo dell’UE nel bilanciare interessi diversi e talvolta conflittuali tra gli stati membri e le comunità locali. La sfida è trovare un equilibrio che garantisca la protezione della biodiversità senza compromettere il sostegno delle persone che convivono con le specie protette. E’ necessario però, attingere sempre ad una conoscenza scientifica, fatta di dati certi che permettano di sbrogliare alcuni dei dubbi su ciò che sta accendo. Afferma l’esperto: “Le scelte politiche per definizione sono fatte su base di valori personali, sennò non avremmo un governo di destra o di sinistra, di sopra o di sotto. La scelta di un governo non è data da dati economici o da altri dati scientificamente raccolti, così come la scelta di proteggere o meno il lupo, o di fare un parco nazionale o l’altro, non è dettata da dati scientifici, i dati scientifici informano, ma poi la scelta è politica. in particolare sul lupo dove c’è tanta demagogia, vedo difficile che si prendano decisioni sulla base di informazioni scientifiche corrette, altrimenti non saremmo arrivati al punto in cui siamo arrivati fino ad adesso.

Soprattutto con l’eco dei social media, è estremamente facile inciampare nella disinformazione e farsi un’idea di ciò che accade non conforme al vero. Boitani infatti, ci mostra alcuni dati scientifici su cui riflettere: “ Per quanto riguarda la quantità di danni, se guardiamo il numero assoluto, ogni anno in Europa i lupi si mangiano cinquantamila pecore o capi di bestiame, è un numero enorme se uno ci pensa dice “oddio!”. Però le cose vanno messe nel contesto, vanno lette in relazione al totale. Allora quel cinquantamila è lo 0,06% di tutti i capi di bestiame che ci sono in Europa, quindi diciamo che è un danno insignificante per l’Europa. “

Lo stereotipo del lupo in Italia

Per secoli, il lupo è stato dipinto come una figura negativa nelle tradizioni popolari, nei racconti e nelle leggende. Una figura ambivalente nella cultura italiana, simbolo di forza e libertà ma anche di pericolo e minaccia. Questa percezione, radicata nel folklore e nei miti, influenza ancora oggi i pregiudizi nei confronti dell’animale, alimentando tensioni nella gestione della specie. L’eco dei media e il dibattito sulla modifica dello stato del lupo, mostrano come si faccia fatica a fare riferimento ad un’informazione scientifica. Spesso, gli attacchi del lupo al bestiame sono enfatizzati nei media, creando una percezione esagerata del pericolo che rappresenta,  ciò si traduce in una polarizzazione del dibattito tra “pro-lupo” e “anti-lupo”, ostacolando soluzioni equilibrate. Dall’altro, le pressioni degli allevatori, che pongono la questione, non solo sul piano economico, ma anche sul piano emozionale (riguardo al proprio bestiame e ai propri animali da compagnia) creano squilibri e incapacità di lettura.

Luigi Boitani termina così: “Se non funziona per la vita umana figuriamoci per gli animali. Per quanti sforzi noi si possa fare, di basarsi sempre sui dati scientifici, di pubblicare sempre in maniera asettica come ho fatto io, insomma senza dover proteggere per forza il lupo, solo per raccontare sulla specie e sui dati scientifici, non ti stanno a sentire quelli che vogliono vedere le cose solo da una parte. Quindi non ci credo a un futuro in cui il dato scientifico radiosamente influenzerà le scelte politiche. E’ la società in cui viviamo. Per fortuna c’è una diversità di opinioni, ma le scelte politiche dovrebbero essere fatte in base a una maggioranza politica. Ripeto il dato scientifico informa, ti dice che se tu corri a 200 km/h hai più possibilità di morire, ma se poi tu corri sono affari tuoi”.

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