50 anni da Woodstock: il festival dei record che cambiò per sempre la storia della musica

Sono passati 50 anni dal 15 agosto 1969, primo giorno del concerto più grande della…

Le due facce di Woodstock: il Peace and Love degli hippie tra droga e disagi della società

Sono passati 50 anni dal 15 agosto 1969, primo giorno del concerto più grande della storia, in cui si esibirono più di trenta artisti e band e a cui parteciparono circa 500.000 persone. Mai un festival ha raggiunto quei numeri e quel successo: Woodstock era un inno alla cultura hippie, allo spirito anarchico degli anni ’60 e alla musica rock; un evento che ha cambiato per sempre la storia della musica e che tra leggenda e realtà si è cristallizzato nell’immaginario collettivo di ognuno di noi. Dietro al motto Peace and Love dei figli dei fiori, si nascondeva però un festival mal organizzato, in cui scorrevano enormi quantità di LSD e eroina, tra giovani ragazzi e ragazze che campeggiarono durante i quattro giorni del concerto tra fango e sporcizia.

Il nome dell’evento deriva da Woodstock, una città della contea di Ulster, nello stato di New York, nei cui pressi, precisamente a Bethel, si svolsero i concerti del Festival nel 1969. Inizialmente era stato pensato come un festival di provincia, che gli organizzatori, Micheal Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfiel, avevano localizzato in una contea di Orange, area consona ad accogliere le 50.000 persone che si attendevano. Successivamente le autorità locali contrastarono l’evento, con la motivazione che i servizi sanitari previsti non sarebbero stati a norma per una così vasta quantità di persone; la nuova location quindi fu scelta a 69 km da Woodstock, a Bethel, in cui due proprietari terrieri affittarono i loro campi per dar vita all’evento. Pur avendo a disposizione una più vasta area, il numero stimato degli spettatori rimase invariato: ci si preparò per tre giorni di concerti, dal 15 al 17 agosto; le colline furono dotate di impianti per il suono; e la cittadina iniziò a fremere per quello che sarebbe diventato l’evento più clamoroso della storia.

Uno degli scatti più famosi di Woodstock

Di persone ne arrivarono 500.000, scavalcando i cancelli e distruggendo le transenne che limitavano la zona, tanto che l’evento diventò inevitabilmente gratuito, e il Festival durò un giorno in più del previsto. Salirono sul palco trentadue musicisti, che quasi ininterrottamente suonarono inni alla pace, all’amore, alla libertà, come simbolo di una società, forse utopica, senza limiti e regole, che auspicava a un futuro migliore, sotto le note degli artisti che segnarono la musica blues, folk e rock di quel periodo e per sempre la storia di tutta la musica. Tra i più celebri si ricordano Richie Havens, The Who, Janis Joplin, Santana e Jimi Hendrix, che salì sul palco la mattina del 18 agosto insieme alla sua Fender Stratocaster , anche se avrebbe dovuto esibirsi la sera prima, regalando una delle immagini più forti di Woodstock: davanti a 30mila “sopravvissuti” suonò l’inno americano in una versione tutta personale, con sibili e rumori imitanti mitragliatrici, per contestare l’intervento armato USA nella guerra del Vietnam.

Jimi Hendrix a Woodstock

L’altra faccia di Woodstock

I numerosi spettatori che arrivarono in più rispetto ai previsti, crearono non poco disagio alla modesta cittadina di Bethel: l’unica strada fu invasa di automobili e il traffico imbottigliò anche alcuni artisti, che arrivarono in ritardo al concerto. L’area fu letteralmente invasa da campeggiatori, caravan e furgoncini e la folla fu bagnata anche dalla pioggia, che lasciò fango e pozzanghere a rendere tutto più wild, ma poco igienico. L’audio di gran parte dei concerti fu inoltre pessimo per molte persone, dato che la zona non era attrezzata adeguatamente per un evento di tale portata. Tuttavia, il cruccio più grande del Festival e della generazione hippie di quegli anni, era il grande consumo di droga: moltissime delle persone presenti visse il concerto sotto effetto di stupefacenti, così come alcuni artisti sul palco; lo spirito anarchico e di libertà che si viveva in quei giorni aveva quindi anche questo lato più oscuro e malato. Non mancarono infine i contestatori, che definirono il Festival “una strategia di marketing per la nuova generazioni di giovani bianchi con un mucchio di soldi a disposizione”. 

Woodstock dopo la pioggia

Preceduto da pochi giorni dai terribili delitti della setta di Charles Manson, che uccise la dea hippy per eccellenza Sharon Tate, Woodstock segnò il tramonto degli anni spensierati in cui freedom e amore erano un obiettivo concreto, lasciando spazio ai problemi sociali degli anni Settanta. Le voci e i canti di Woodstock furono urli di quella generazione, che malgrado il fango, la droga e il vagabondaggio, voleva esserci e partecipare a un progetto comune e unitario. Quell’evento cambiò infatti la storia della musica e della società americana perché fu l’apice della contro-cultura degli anni Sessanta, che lì liberò tutta la sua tensione: un avvenimento ineguagliabile, e un esempio di mobilità sociale difficilmente riproponibile. La mancata realizzazione del concerto in onore del suo 50° anniversario, che avrebbe dovuto concretizzarsi oggi, ne è forse prova palpabile: perché nonostante tutto, ognuno di noi avrebbe voluto partecipare a Woodstock, contribuendo al miracolo di quei “Tre giorni di pace, amore e musica“. 

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