10 film da vedere sulla Shoah e sulle deportazioni nazifasciste | GIORNO DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, data istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2005 per ricordare le vittime dell’Olocausto. Il 27 gennaio 1945 infatti, le Armate Rosse entrarono e liberarono gli ultimi prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz, e quel giorno di fine gennaio è diventato il simbolo della sconfitta dei nazifascisti e del loro sistema di campi, che in tutta Europa tenevano prigionieri soprattutto ebrei, secondo il progetto della “Soluzione Finale” operato dalla Germania nazista e dai suoi alleati. Ogni anno quindi, si rende omaggio con eventi, manifestazioni e commemorazioni alle vittime della persecuzione, e si rinnova l’esercizio della memoria, che serve in questo giorno e non solo, a non dimenticare.

Tra pagine di storia, racconti dei sopravvissuti e archivi, anche il cinema fa la sua parte, e molti film sono veri e propri capolavori, diventando preziosi documenti per conoscere il periodo più buio della storia dell’Occidente. Esistono film di finzione, con avventure scritte e ideate dai registri, oppure film ispirati a storie vere, e ancora film tratti da romanzi. Ecco quindi una lista di 10 film sull’Olocausto, che in occasione del Giorno della Memoria possono essere recuperati o rivisti. L’ordine sarà cronologico, partendo dal più vecchio e andando verso i film più recenti.

Il diario di Anna Frank (1959)

Georges Stevens ha diretto il film “Il diario di Anna Frank” basandosi sull’adattamento teatrale dell’omonimo romanzo. La storia riprende quindi gli scritti del diario che la ragazza, tedesca ed ebrea, scrisse negli anni in cui con la sua famiglia era nascosta ad Amsterdam. Il suo diario è una delle opere più importanti del Novecento, perché testimonia le condizioni in cui molti ebrei erano costretti a vivere per scampare alla deportazione, che comunque, nel caso di Anna Frank, arrivò nell’agosto del 1944. L’ultima data riportata sul diario infatti, è quella del 1 agosto 1944, pochi giorni prima della sua cattura. La ragazzi morì quindi nel 1945 nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Questa pellicola del 1959 è il primo adattamento cinematografico del Diario di Anna Frank: fu candidato al 12° Festival di Cannes e vinse anche tre Oscar.

La scelta di Sophie (1982)

Il film è tratto dal romanzo di William Styron e racconta le vicende di un aspirante scrittore che, una volta trasferitosi a New York, viene a conoscenza di una coppia che vive nella stessa sua casa. Lei, interpretata da una magistrale Maryl Streep, è una donna polacca immigrata in America dopo essere sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, mentre il compagno è un giovane ragazzo ebreo. La vicenda di Sophie, questo il nome della donna, dimostra la difficile vita di chi è scampato allo sterminio della “Soluzione finale”, e grazie al rapporto intimo che instaura con lo scrittore, riesce a confessare un segreto che riguarda la sua prigionia nel campo di detenzione. Streep con questo film ha vinto l’Oscar come migliore attrice protagonista e la pellicola è stata inserita dall’American Film Institute nella classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi.

Shoah (1985)

Tra i documentari più incredibili mai realizzati, Shoah spicca per la sua originalità. Il registra francese Claude Lanzmann ha iniziato a lavorare al film nell’estate del 1974, e la realizzazione della pellicola lo ha occupato per ben undici anni. Il risultato è un film di 600 minuti, ovvero nove ore e mezzo. Il tema del film è il genocidio nazista all’interno dei campi di sterminio e le scene sono girate in Polonia. Lanzmann ha raccolto nel film testimonianze dei sopravvissuti, ex SS e gente del luogo. L’opera è quindi diventata un monumento storico, sia per la densità di informazioni riportate, sia per l’alto impatto emotivo. Nella sua essenzialità, il regista scelse di chiamare la pellicola proprio “Shoah”, parola intraducibile e in qualche modo “universale”, che in ebraico significherebbe “desolazione, catastrofe”, ma che con il tempo è andata a indicare lo sterminio del popolo ebraico durante la Seconda Guerra mondiale.

Schindler’s List (1993)

Considerato il miglior film sull’Olocausto, Shindler’s List è uscito nel 1993 con la regia di Steven Spielberg. Ispirato al romanzo di Thomas Keneally, la storia è basata sulla vicenda di Oskar Schinlder, imprenditore tedesco che riuscì a salvare più di mille ebrei evitandoli la deportazione nei campi di concentramento. Liam Neeson, nei panni di Schindler, regala una delle sue migliori interpretazioni e il film è diventato un capolavoro della storia del cinema. Caratteristica fondamentale della regia è il bianco e nero, scelta stilistica del regista, che però lascia il colore in quattro scene: le più famose quelle dove spicca il cappotto rosso di una bambina, visto prima durante il rastrellamento del ghetto e dopo durante la riesumazione delle vittime. Delle dodici nomination all’Oscar, la pellicola di Spielberg vinse sette statuette, tra cui miglior film e miglior regia.

La vita è bella (1997)

Diretto e interpretato da Roberto Benigni, “La vita è bella” è stato premiato con tre premi Oscar, su sette nomination, per miglior film straniero, migliore attore protagonista e migliore colonna sonora, di Nicola Piovani. La pellicola racconta la storia di una famiglia ebrea italiana, deportata in un campo di concentramento. Durante la detenzione però, il padre Guido Orefice, interpretato da Benigni, farà credere al figlio che la loro famiglia sia protagonista di un gioco, al termine del quale si vincerà un “carrarmato vero”. Tra ironia e racconto realistico, il film riesce a raccontare l’Olocausto con una chiave originale, anche se resta comunque un finale amaro.

Il pianista (2002)

Toccante e commovente, “Il Pianista” è tratto dal romanzo autobiografico di Wladyslaw Szpilman. Con Roman Polanski alla regia, il film ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2002 e tre Premi Oscar nel 2003. La trama si basa sul racconto di un pianista ebreo allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, con l’invasione della Polonia e l’occupazione di Varsavia. Seguono quindi le vicende della famiglia Spilzman, costretta a trasferirsi nel ghetto ebraico di Varsavia e lì avere una vita di miseria e continuativa privazione dei diritti. La lotta per non essere uccisi diventa sempre più difficile, in una città distrutta e con sempre meno sopravvissuti. La musica, tratto distintivo del film, diventa un fil rouge durante tutta la pellicola.

The reader – A voce alta (2008)

Il film è valso il Premio Oscar come miglior attrice protagonista a Kate Winslet, nei panni di una ex SS. La pellicola è tratta dal romanzo omonimo di Bernard Schlink e diretta da Stephen Daldry. Nettamente diviso in due parti, il film narra prima la storia d’amore tra un 15enne e l’ex guardia SS ultra trentenne, per poi proseguire con il processo che vede imputate diverse guardie di un campo di concentramento, accusate di aver causato la morte di centinaia di donne ebree all’interno di una chiesa. La storia è struggente e oltre a toccare il tema dell’Olocausto, apre una riflessione sui processi seguiti alla guerra per la ricerca dei colpevoli, e soprattutto, attraverso una storia intima e anche romantica, pone accento sulla sottile linea di confine che esiste tra il bene e il male.

Il bambino con il pigiama a righe (2008)

Dal romanzo di John Boyne, “Il bambino con il pigiama a righe” è un film diretto da Mark Herman e racconta l’amicizia che Bruno, un bambino tedesco figlio di un ufficiale nazista, intrattiene con Shmuel, bambino ebreo detenuto in un campo di concentramento che sorge proprio vicino la casa del tedesco. Tra i due nasce un profondo rapporto, anche se il loro contatto è fisicamente diviso dal filo spinato. La spontaneità con cui i due coetanei diventano amici dimostra la naturalezza del rapporto umano, quando questo riesce a prevalere anche sulla divisa che si indossa. La storia apre poi a un finale struggente, che riporta alla realtà delle cose e alla persecuzione nazifascista che non risparmiava nemmeno i più piccoli.

Il figlio di Saul (2015)

Film ungherese diretto da Laszlo Nemes, ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2015, oltre che il Golden Globe e l’Oscar come miglior film straniero. Saul, il protagonista, è un membro ungherese del “Sonderkommando”, ovvero il gruppo di prigionieri ebrei isolati dal campo e costretti ad assistere le guardie naziste nella loro opera di sterminio dei prigionieri. Il film si basa sul tentativo di Saul di dare una degna sepoltura a un bambino, che sostiene essere suo figlio, per garantire a lui almeno l’ultimo riposo. “Il figlio di Saul” è un capolavoro che mette sulle scene le vicende di chi, da prigioniero, era costretto ad affiancare il programma di strage dei nazisti, oltre che a offrire una parentesi struggente sui rapporti interpersonali straziati dal programma di sterminio di quegli anni.

Jojo Rabbit (2019)

Ironico e pungente, “Jojo Rabbit” è uno dei più recenti film a raccontare la persecuzione degli ebrei in Germania durante la Seconda Guerra mondiale. La pellicola è diretta da Taika Wititi ed è tratto dal romanzo “Il cielo in gabbia” di Christine Leunens. Il film è in realtà una commedia sul nazismo, in cui il piccolo protagonista, Jojo, è un bambino di dieci anni, che ha un particolare amico immaginario: Adolf Hitler. Il dittatore è infatti il suo mito e il nazismo rappresenta per lui l’ideologia perfetta e giusta per il suo futuro. Sua mamma però, interpretata da Scarlett Johansson, nasconde una ragazza ebrea in casa loro ed entra così a far parte di una “resistenza” che vive e opera nel Terzo Reich. Con la vittoria di un Premio Oscar e un Premio BAFTA, il film offre una narrazione particolare in una cornice a metà tra la commedia e la drammaticità.

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