L’importanza dei primi anni di vita: attaccamento e sviluppo | Due chiacchiere con lo Psicologo
“I neonati nascono socievoli, pronti ad interagire con il loro mondo. Il loro aspetto grazioso…
“I neonati nascono socievoli, pronti ad interagire con il loro mondo. Il loro aspetto grazioso e socievole fa parte del disegno della natura“
Emanuela Alfieri – Psicologa, Psicoterapeuta, PhD
Servizio di Psicologia Borgotaro
www.alfieriemanuela.com
“L’esperienza plasma i circuiti neurali
alla base del comportamento sociale ed emotivo,
dal periodo prenatale alla fine della vita.”
Davison and McEwen (2013)
L’esperienza condiziona lo sviluppo
I neonati nascono socievoli, pronti ad interagire con il loro mondo. Il loro aspetto grazioso e socievole fa parte del disegno della natura il cui obiettivo è assicurare che i cervelli dei genitori siano reattivi ai segnali del neonato e che diventino ossessionati, nella maniera più amorevole, dal prendersi cura di loro (Carter & Porges, 2013).
I neonati portano eccitazione ed energia con i caregiver ricettivi, esprimendo “affetti vitali”: la capacità di sentire le sofferenze e i piaceri derivanti dall’essere sociale, il bisogno di conforto e compagnia. Che cosa può sopprimere questa vitalità naturale, questa innata prontezza al coinvolgimento sociale? La paura del coinvolgimento.
I neuroscienziati hanno imparato che ciò che accade nei primissimi anni di vita, in termini di buono, cattivo o accudimento assente, influenza lo sviluppo del cervello attivando oppure inibendo geni nei sistemi o nei circuiti che sono in fase di sviluppo (Weaver, Meaney and Szyf, 2006; Champagne and Curley, 2011).
Le esperienze con i caregiver influenzano il modo in cui i geni “si comportano” nel cervello del bambino, geni che sono coinvolti nella costruzione di tutti i principali neurotrasmettitori come dopamina, serotonina, ossitocina e supportano la formazione di un attaccamento sicuro.
La neurocezione
Quando in neonati ricevono un buon accudimento assorbono sguardi, suoni o le esperienze tattili di sicurezza piuttosto che di pericolo. Quando i bambini sperimentano una scarso accudimento succede il contrario.
Il sistema neurocettivo del bambino sviluppa una propensione a riconoscere i pericoli per aiutarlo a rimanere abbastanza sicuro in presenza di adulti inaffidabili. Questa predisposizione alla negatività crea “cecità alla sicurezza” rendendo difficile al bambino vedere, udire i segni di sicurezza nelle relazioni con i caregiver.
Alcuni neuro scienziati (Eiseberger & Lieberman, 2004), che hanno contribuito a sviluppare un campo di studio che affronta la sofferenza sociale hanno dimostrato che in termini cerebrali “il dolore è dolore”, che sia fisico, come un dito o un piede rotto, o emotivo o sociale, come essere abbandonato o semplicemente ignorato, soprattutto quando il rifiuto è inaspettato o improvviso.
Questa ricerca sulla sofferenza sociale è molto utile per comprendere gli effetti usi cervelli dei bambini, che sono stati trascurati o semplicemente giudicati duramente perché non considerati una fonte di gioia per il loro primi caregiver. L’amigdala e il resto del cervello emotivo rispondo al dolore fisico e sociale – quando feriamo i nostri corpi e quando tutto il nostro essere è ferito se qualcuno ci tratta male.
Stiamo parlando del dolore e del sistema di gestione del dolore che si utilizza per ferite fisiche ed emotive. Questo mostra come la sicurezza e la presenza di entrambe le figure di attaccamento attente e responsive possa garantire al bambino apertura verso il mondo, lasciando al caregiver il compito di stare attendo ad eventuali pericoli.
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